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di Monica Valendino
Il calcio italiano è ripartito e sembra che nulla sia cambiato per quel mondo, mentre il mondo vero, quello che soffre, appare distante anni luce. La Coppa Italia ha già mostrato il peggio del peggio, alla faccia di chi fuori fatica a riaprire le attività a causa di regole (giustamente) stringenti o chi deve solo rispettarle facendo ancora le file o rinunciando a eventi e passioni.
Però il mondo artificiale del pallone sembra non accorgersene. Arrogante tanto da apparire antipatico perfino agli appassionati più fedeli, ha pianto davanti a tutti per poter ripartire garantendo regole che sono apparse perfino strampalate a prima vista. Succede, infatti, che le squadre in campo entrino non contemporaneamente; mentre sul terreno di gioco devono scontrarsi, succede che non ci si possa dare la mano e tenere le distanze dagli arbitri.
Poi però succede che il Napoli alza il suo bel trofeo (senza nemmeno pensare alle vittime di questi mesi) esultando come se nulla fosse, senza che nessuno intervenga per evitare che Rino Gattuso fosse lanciato in aria dai suoi giocatori che si stringevano tra loro. Ma la tragicommedia messa in scena non finisce all’Olimpico. Nella città partenopea caroselli e migliaia di persone per strada, senza mascherine, senza distanze, senza nulla.
E senza nemmeno una parola del presidente federale Gabriele Gravina che non voleva fare il “becchino del calcio”, ma che evidentemente non disdegna sponsor e tv. Ora proprio dalla Figc e dalla Lega ci si attende qualche decisione forte: non solo multe salatissime (proporzionali a quelle inflitte a due persone che ingenuamente si abbracciano per strada), ma anche squalifiche perché se il calcio dev’essere un esempio allora si prenda le sue responsabilità.
A meno che non sia come diceva Pierpaolo Pasolini lo specchio della società. Ovvero di un’Italia da troppo tempo forte con i deboli e debole con i forti, ovvero con chi ha i soldi e quindi comanda. A quel punto allora non si chiedano più agli italiani sacrifici, si dica che è tutto finito e ognuno faccia quel che crede. Si riaprano scuole, concerti, assemblee e via dicendo perché non è ammissibile che ci sia sempre qualche furbo che la fa franca e altri che devono rispettare tutto.
Comunque complimenti ancora per un inno nazionale sbagliato, spettatori finti come in un videogame e un gioco che dopo tre mesi sembra quello di vecchie glorie di nuovo in campo. Se questo è quel che volevano se lo tengano, ma per rispetto di quanto sta accadendo nel mondo si smetta di essere ipocriti.
E si guardi al Bayern Monaco, neo campione di Germania, che al fischio finale della gara che lo ha incoronato ha esultato senza che nessuno dei suoi giocatori si sentisse in dovere di fare baldoria. Poi qualcuno si chiede pure perché in Europa tutti ci vedono come furbetti e opportunisti.