Il rapporto Comunità Rinnovabili traccia un quadro sulla diffusione delle fonti pulite nell’ultimo decennio (oltre un milione di impianti tra elettrici e termici in 7.911 comuni) e dà voce al mondo che si è già messo in moto nella condivisione e autoproduzione di energia da rinnovabili. Ma sottolinea anche come nel nostro Paese eolico e solare crescano "a ritmi inadeguati rispetto a quanto la Penisola potrebbe e dovrebbe fare per rispettare gli impegni nella lotta ai cambiamenti climatici"
Dai Comuni Rinnovabili alle Comunità Rinnovabili: nonostante una crescita lenta e piena di ostacoli, in Italia si apre una nuova epoca per l’energia pulita che punta all’autoconsumo collettivo da fonti rinnovabili. Nel Paese dove, in dieci anni, sono stati installati oltre un milione di impianti tra elettrici e termici in 7.911 comuni (erano 356 nel 2005), mentre il contributo delle rinnovabili al sistema elettrico nazionale si è tradotto in un aumento della produzione energetica di quasi 50 TWh, arrivando ai 114,8 TWh del 2019. Una strada che ha portato a una graduale chiusura di centrali da fonti fossili per 13 GW. A raccontare la rivoluzione in atto con al centro territori e comunità è il rapporto di Legambiente ‘Comunità Rinnovabili’ in cui, oltre a tracciare un quadro sulla diffusione delle fonti pulite nel 2019 e nell’ultimo decennio, si dà voce al mondo che si è già messo in moto nella condivisione e autoproduzione di energia da rinnovabili. A partire dalle 32 realtà (suddivise in comunità energetiche, progetti di autoconsumo collettivo e realtà di autoconsumo che coinvolgono amministrazioni, famiglie e aziende) che vanno ad aggiungersi alle oltre 280 buone pratiche di integrazione delle fonti pulite e ai 41 comuni 100% rinnovabili autosufficienti dal punto di vista energetico, elettrico e termico con soluzioni virtuose e integrate che hanno generato qualità, lavoro e sviluppo locale. In Italia, però, la crescita dell’energia pulita continua ad essere troppo lenta (con una media di installazioni all’anno dal 2015 ad oggi di appena 459 MW di solare e 390 di eolico) “e a ritmi inadeguati – spiega Legambiente – rispetto a quanto la Penisola potrebbe e dovrebbe fare per rispettare gli impegni nella lotta ai cambiamenti climatici, perché continuando così gli obiettivi fissati al 2030 dal Pniec verrebbero raggiunti con 20 anni di ritardo”.
UN PO’ DI DATI – Oggi in Italia sono 7.776 i comuni dove è installato almeno un impianto fotovoltaico, 7.223 quelli del solare termico, 1.489 quelli del mini idroelettrico (in particolare al centro nord) e 1.049 quelli dell’eolico (soprattutto al centro sud), 3.616 quelli delle bioenergie e 594 quelli della geotermia. Per quanto riguarda le installazioni, sono 778mila gli impianti fotovoltaici, oltre 3.539 idroelettrici, 4.805 eolici, 2.808 a bioenergie, 15.365 geotermici, a cui aggiungere 4,4 milioni di metri quadri di impianti di solari termici e oltre 66mila impianti a bioenergie termici. La Lombardia è la regione con il maggior numero di impianti a fonte rinnovabile, con 8,3 GW di potenza installata, grazie soprattutto all’eredità dell’idroelettrico del secolo scorso. La Puglia vanta il numero maggiore di installazioni delle ‘nuove’ rinnovabili (solare ed eolico).
LE STORIE – Dal Nord al Sud della Penisola sono 32 i nuovi progetti già realizzati o in partenza, almeno uno per Regione, come le 12 storie di comunità energetiche. Alcune sono cooperative ‘storiche’, che continuano a investire in innovazione e a trasformarsi, come E-Werk Prato nel comune di Prato allo Stelvio (Bz) o la Secab in Friuli Venezia Giulia o la Acsm, che coinvolge il territorio delle Valli di Primiero e Vanoi in Provincia di Trento. Altre sono nuovi progetti come la Comunità energetica di Roseto Valfortore (Fg) o i Comuni di Tirano e Sernio che insieme si preparano a realizzare la Comunità energetica rinnovabile Alpina alimentata attraverso la gestione sostenibile boschiva. Cinque le cooperative energetiche, che coinvolgono interi comuni come nel caso di Berchidda, in Sardegna o in quello della Secab. Altre cinque coinvolgono attori territoriali come nel caso della Comunità energetica agricola del Veneto che ha già coinvolto 514 aziende, tra possessori di impianti in grado di produrre e scambiare energia verde e utenti consumatori. O ancora l’esperienza del progetto Geco che svilupperà una comunità energetica nella periferia di Bologna, coinvolgendo 7.500 abitanti, 1.400 dei quali abitano in alloggi sociali (Acer), una zona commerciale che ospita un parco agroalimentare, due centri commerciali e un’area industriale di oltre un milione di metri quadrati. Nove i progetti di autoconsumo collettivo, che coinvolgono condomini e realtà di social Housing come nel caso del progetto Qui Abito a Padova o l’edificio Nzeb realizzato dall’Energy Building Social Housing a Prato o il caso studio del Condominio Donatello di Alessandria nel progetto Energy Wave. Ci sono poi 11 imprese che hanno scelto l’autoproduzione da fonti rinnovabili integrando innovazioni importanti, come la Solis Green Log in provincia di Chieti, l’Azienda agricola Val Paradiso ad Aosta, La Green Station di Potenza o la Cantina Le Cimete a Montefalco.
LE PROPOSTE AL GOVERNO – L’associazione ambientalista, nel corso degli Stati generali dell’economia, lancia oggi al Governo dieci proposte-priorità, chiedendo iter semplificati per autorizzare gli impianti da fonti rinnovabili di piccola taglia e l’introduzione di nuove linee guida per accelerare i progetti di grandi dimensioni. Altre priorità sono il recepimento della direttiva europea sulle comunità energetiche e lo sblocco dei progetti fino a 200 kW con l’introduzione di un fondo per l’accesso al credito a tassi agevolati e la promozione di progetti di agrivoltaico, attraverso regole per l’integrazione del fotovoltaico in agricoltura e incentivi per gli agricoltori nell’ambito della Pac, oltre all’eliminazione dei sussidi alle fonti fossili e la revisione della tassazione energetica sulla base delle emissioni. “Fino al 2012, l’Italia è stata uno dei Paesi di punta nel mondo come installazioni – ricorda Edoardo Zanchini, vicepresidente di Legambiente – ma purtroppo negli ultimi anni si sono fermati gli investimenti”.
I PROSSIMI PASSI – Con l’approvazione della Direttiva Europea 2018/2001, che stabilisce i diritti dei prosumer (i produttori-consumatori) e delle comunità energetiche, è possibile abbattere le barriere che finora hanno impedito di scambiare energia prodotta da fonti rinnovabili in Italia, persino nei condomini o dentro un distretto produttivo, oppure in un territorio agricolo. “Entro giugno 2021 dovrà essere recepita la direttiva – aggiunge Katiuscia Eroe, responsabile Energia Legambiente – e nei prossimi mesi partiranno le sperimentazioni di comunità energetiche, in attuazione del Milleproroghe. Chiediamo all’Esecutivo di garantire una rapida approvazione del decreto attuativo per le comunità energetiche fino a 200 kW e di aprire anche un confronto pubblico sul recepimento della direttiva”.