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Sergio Sylvestre, Mario Adinolfi si infuria: “Hai cantato male, imbarazzante. Restituisci i soldi che ti hanno dato, non te le meriti”

di F. Q.

Le incertezze del cantante Sergio Sylvestre durante l’esecuzione dell‘Inno di Mameli alla finale di Coppa Italia scatenano la furia di Mario Adinolfi. E a nulla sono valse le scuse del giovane cantante ex vincitore di “Amici“, che in un video pubblicato su Instagram ha spiegato che è stata l’emozione a giocargli un brutto scherzo e che non si era certo dimenticato le parole dell’inno. L’ex parlamentare Pd oggi presidente del Popolo della Famiglia si è scagliato contro di lui sui social.

“Sei chiamato a cantare l’Inno alla finale di Coppa in diretta tv, ti pagano e tanto per farlo, non ne conosci le parole e non fai lo sforzo di impararle, toppi una strofa intera, alla fine invece di sparire e piangere fai il pugno e urli No Justice, No Peace? Ma ridacce li soldi“, ha scritto subito ieri sera su Twitter, riferendosi a quanto fatto da Sergio Sylvestre al termine della sua esibizione in riferimento alle proteste per la morte di George Floyd.

E poi oggi su Facebook ha rincarato la dose: “Caro Sergio Sylvestre, il tuo urlo No Justice no Peace dopo aver oltraggiato con mancanza di professionalità l’Inno di Mameli, è insieme grave e ridicolo. È l’urlo delle sommosse violente a sfondo razziale negli Usa. Inesistenti in Italia dove la polizia non uccide i neri. Speriamo che riflettendo tu capisca quanto dunque sia stato clamorosamente inappropriato usare l’urlo simbolo dei Los Angeles Riots in un paese pacifico che la violenza politica l’ha conosciuta davvero per altre ragioni e non ha alcuna voglia di vederla aizzata, meno che mai nella forma abborracciata e farsesca con cui l’hai fatto tu alla finale di Coppa Italia”, ha incalzato Adinolfi. Per poi concludere con una stoccata: “Hai cantato male, sei stato imbarazzante, proprio perché avevi in mente la pantomima insensata che volevi mettere in scena alla fine dell’Inno di Mameli, finendo per dimenticarlo. Chiedi scusa e restituisci i soldi che ti hanno dato. Non te li sei per niente meritati”.

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