Messa in ginocchio dal coronavirus, l’Amazzonia piange ora anche uno dei suoi capi indigeni. Tra le 287 vittime del Covid-19 nei gruppi indigeni amazzonici (più di 5mila persone infette) c’è anche Paulinho Paiakan, diventato famoso per aver guidato la lotta contro il progetto idroelettrico di Belo Monte negli anni ’80 per la costruzione della terza diga più grande del mondo. Paiakan è stato uno dei simboli della lotta per la difesa dell’Amazzonia e delle 240 tribù presenti in Brasile. Nel 1988 fu l’artefice della Carta che riuscì a sancire il diritto alla terra per gli indigeni. È morto giovedì in ospedale nella città di Redencao, nel nord del Brasile, proprio a causa del Covid: Paiakan era stato contagiato l’8 giugno dopo un viaggio nel suo villaggio natale, A-ukre. Lo ha raccontato Gert-Peter Bruch, fondatore del gruppo ambientale Planet Amazon.
Noto anche per i suoi copricapi di piume lucenti, Paiakan aveva 65 anni e guidava il popolo Kayapo. Aveva stretto alleanze con altri gruppi indigeni, attivisti internazionali e celebrità, ed era stato uno dei principali organizzatori del raduno di Altamira, una conferenza del 1989 che aveva riunito gli oppositori al progetto di Belo Monte riuscendo a convincere la Banca mondiale a ritirare i finanziamenti, sebbene il progetto sia poi andato avanti fino al 2011. Nel 1998 il leader indigeno venne arrestato con l’accusa di violenza sessuale contro una 18enne non indigena e sua moglie venne riconosciuta colpevole di averlo aiutato nell’attacco: secondo alcuni, le accuse vennero inventate per screditarlo e ridurlo al silenzio.
Ad un passo dalla candidatura al premio Nobel per la pace, Paiakan si stava battendo contro il progetto del presidente brasiliano Jair Bolsonaro di aprire le terre protette dell’Amazzonia all’agricoltura e allo sfruttamento minerario.