Dopo l'annullamento del voto di fiducia per un errore tecnico (il precedente risale al 1989), tensione a Palazzo Madama per la caccia ai responsabili. Intanto il provvedimento che istituisce l'election day per recuperare le consultazioni elettorali rinviate per il covid ha ottenuto nuovamente la fiducia
Tutti contro tutti in Senato pur di non essere additati come responsabili del pasticcio sul decreto Elezioni. Questa mattina l’Aula è stata costretta a rivotare il provvedimento che istituisce l’election day per recuperare le consultazioni rinviate causa covid: il via libera era arrivato già ieri, salvo poi scoprire, in tarda serata, che per un errore tecnico nel conteggio dei congedi mancava il numero legale in Aula. Tutto da rifare, corsa contro il tempo per evitare che il decreto scada (il termine ultimo per la conversione è oggi) e figuraccia per una situazione che l’ultima volta si era verificata nel 1989. Ma se il voto stamattina avrebbe potuto risolversi con una veloce ripetizione mantenendo un profilo istituzionale e riconoscendo l’incidente, l’Aula di Palazzo Madama si è trasformata in un regolamento di conti tra i membri dell’ufficio di presidenza. A scatenare le reazioni sono state le frasi iniziali della presidente Elisabetta Alberti Casellati: “Mi assumo la responsabilità, ma c’era la senatrice Taverna”. Non ha fatto in tempo a finire la frase che la grillina ha preso la parola dai banchi: “Fare i nomi svilisce le istituzioni”. E a sua volta ha accusato Ignazio La Russa, che lei in primo luogo aveva sostituito alla presidenza. Ecco allora entrare in gioco La Russa e il forzista Maurizio Gasparri che hanno chiesto a gran voce le dimissioni della stessa Taverna. Caos generale, fino al nuovo intervento di Casellati che ha cercato di riportare la situazione nei ranghi: “C’è stato un errore che non può essere imputabile certamente a chi lo ha rappresentato”, ha detto. Intanto sul fronte M5s è partita la difesa della collega, tanto da far scomodare il ministro degli Esteri Luigi Di Maio: “In questo momento, la politica tutta deve abbassare i toni dello scontro e mostrarsi responsabile”, ha detto.
Il voto di fiducia ripetuto due volte – È passato per forza di cose in secondo piano il contenuto del decreto Senato che però ha al centro una tematica fondamentale: il recupero delle consultazioni elettorali rinviate a causa della pandemia. Questa mattina l’Aula ha rinnovato la fiducia: se ieri i 149 sì non erano bastati, oggi i sì sono stati 158. Zero i contrari e zero gli astenuti perché i senatori del centrodestra in blocco, come già accaduto ieri, non hanno partecipato al voto per tattica parlamentare, proprio per far venire allo scoperto eventuali défaillance della maggioranza. Ieri, il primo nel pomeriggio a cercare di mettere in difficoltà l’esecutivo era stato il leghista Roberto Calderoli che, proprio vedendo lo scarso numero di senatori in Aula, aveva provato a fare un blitz per rinviare la discussione: sgambetto fallito per soli tre voti di scarto dopo il voto elettronico.
Le accuse incrociate e le scuse in Aula – Se oggi il voto è stato quasi niente di più che una formalità, a tenere banco è stato il regolamento di conti sul a chi bisognerebbe imputare l’errore. La presidente Maria Elisabetta Alberti Casellati ha aperto i lavori dicendo di “dolersi” per l’accaduto. “Sono abituata a prendermi le responsabilità. Sono profondamente amareggiata per quanto accaduto, non c’ero io, c’era la presidente Taverna“. Una dichiarazione che è stata interrotta dalle proteste della senatrice M5s che ha, a sua volta, accusato Ignazio La Russa e i colleghi del centrodestra: “L’Ufficio di presidenza è impersonale, fare nomi e cognomi svilisce solo l’istituzione”, ha detto in Aula. “Io ieri presiedevo la seduta in sostituzione del senatore vice presidente La Russa che mi aveva chiesto il cambio sapendo cosa sarebbe successo, ossia la volontà di far mancare il numero legale da parte delle opposizioni, e quindi di minare l’Istituzione stessa. Voglio denunciare il comportamento vergognoso del senatore Gasparri che ieri in televisione andava a raccontare che la presidenza del Senato, nella figura della vice presidente, aveva mistificato il risultato dell’aula. Io ero alla presidenza per far rispettare quest’aula e sostituivo un collega proprio per difendere l’onore del Senato”.
Un intervento che ha spinto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri a chiedere le dimissioni della stessa Taverna. Infine, è intervenuta la Casellati per cercare di far rientrare lo scontro: “La senatrice ha proclamato un risultato che è venuto fuori dal conteggio, se poi il conteggio si è rivelato sbagliato nulla noi possiamo attribuire alla senatrice Taverna. Nessun tipo di responsabilità l’ho detto tre volte questa mattina, c’è stato purtroppo, e mi dispiace, un errore ma che chiaramente non può essere imputabile alla senatrice Taverna. Come sempre succede ci arriva un foglio con i risultati di un conteggio che non possiamo fare noi, che fanno gli uffici e che vengono riscontrati al computer. C’è stato un errore che non può essere imputabile certamente a chi lo ha rappresentato. Nessuno ha messo in dubbio la sua onorabilità”, ha detto ancora riferendosi alla Taverna, “ho fatto un riferimento preciso ad un errore non imputabile a nessuno, ma esclusivamente ad un sistema informatico”.
Una giustificazione sulla quale è intervenuto anche il senatore M5s Primo Di Nicola: “È sbagliato e ingeneroso”, ha scritto in una nota, “scaricare la responsabilità della situazione di caos che abbiamo vissuto ieri nell’aula del senato sugli uffici. Le dinamiche e la gestione dell’aula sono un problema politico-istituzionale. Anche le strutture interne sono state vittime di disfunzioni di cui non sembrano essere responsabili. L’istituzione Senato va salvaguardata in tutti i suoi aspetti e a tutti i livelli. Anche rispettando le persone che vi lavorano”.