L’ennesima pioggia di soldi è arrivata alle banche. Ma non a noi cittadini. Il benefattore, con la scusa del Covid19, è la seconda banca centrale più potente del mondo, la Bce, che in un solo giro di carte ha elargito a ben 742 istituti europei una cifra sbalorditiva: 1,3 trilioni di euro (1.308 miliardi).

La Banca Centrale così facendo perpetua gli enormi sbilanci monetari e di policy – soldi dall’elicottero ai malandati istituti bancari e mai direttamente ai singoli individui – squilibri cominciati nel 2015 con il Quantitative easing di Mario Draghi e ora rinvigoriti con somme record dall’avvocato (non banchiere) Christine Lagarde. Senza peraltro – ecco il punto – sanare di una virgola l’enorme malessere e la pesantissima depressione economica che oggi colpiscono famiglie e imprese. Ricordiamo i 25mila euro previsti dal decreto Rilancio arrivati dalle banche poco, male o niente alla cosiddetta ‘economia reale’? Già.

Nell’ambito di questa operazione di rifinanziamento Tltro monstre a tassi super favorevoli di un universo parallelo (negativi fino a -1,0%), in teoria per fronteggiare l’emergenza virus ma in pratica per salvare il sistema bancario – come se avesse priorità costituzionale rispetto ad altri tipi di aziende: invece no! – agli istituti italiani sono andati oltre 178 miliardi. La parte del leone l’hanno fatta le due banche made in Italy a rischio sistemico: Unicredit che ha ottenuto 94,3 miliardi e Intesa San Paolo con 35,8 miliardi (le altre sono Banco Bpm 22 miliardi, Bper 14, Ubi Banca 12). Ripetiamo: centosettantotto miliardi.

La chiamano liquidità, ma è un’iniezione di droga in vena a un tossico, e non ci vengano a sbandierare la discesa dei tassi del Btp decennale dopo l’esito della maxi asta: è un contentino irrilevante, come un cerotto per chi ha bisogno di un’operazione chirurgica da 9 ore, quando resta il peso di un debito pubblico di 2,4 trilioni di euro.

Ma ci pensate cosa significano nell’emergenza attuale 178 miliardi assegnati a cinque banche di cui poco più di 130 alle due maggiori? Se in Italia invece di avere sardine e populisti, o parlamentari dell’opposizione che escono dall’aula al momento del voto, se avessimo attivisti ed economisti non asserviti al sistema banco-centrico dominante in Europa, tutti noi cittadini normali in gran difficoltà dovremmo lanciare una manifestazione di protesta calma, civile e responsabile contro le politiche monetarie di Eurotower concordate con Bruxelles (che per parte sua ancora fa melina sul Recovery Fund).

Per capirci, quei 178 miliardi divisi per i circa 40 milioni di contribuenti italiani (o quelli che comunque sono tracciabili e/o con un conto in banca) fanno circa 4.400 euro a testa. Ecco, si ragionerebbe; e la fantomatica ripresa dal collasso della crisi post-Covid avrebbe immediatamente una chance di manifestarsi. Se io ricevessi qui e ora 4.400 euro sul conto – si chiama Qe per la gente – saprei esattamente come spenderli. Non avrei dubbi. In ogni caso metterei i soldi in circolo nell’economia, darei una mano a far ripartire i consumi, no? Nel modo che abbiamo visto sopra, invece, con la Bce che li dà alle banche, scommetto una cena che non vedrò un euro. E nemmeno voi.

Primo corollario: se la grande politica viene lasciata ai banchieri, si alimentano solo le disuguaglianze, senza stimolare la crescita economica. Secondo corollario: se l’Europa fosse un’istituzione con una sua dignità civica e politica, se non fosse soggetta all’obbligo della stupida unanimità di tutti i paesi membri e si preoccupasse davvero dei bisogni dei suoi 506 milioni di cittadini, senza delegare alla banca centrale la costruzione del futuro, ecco: creerebbe denaro per la gente, non per i mercati finanziari e il sistema bancario. Quei soldi li regalerebbe direttamente a noi, mentre ora arrivano solo a banksters, finanzieri, intrallazzatori, speculatori, faccendieri, aziende zombie che restano in vita solo grazie al metadone monetario.

Il sistema capitalistico dei poteri forti utilizzerà quindi gli 1,3 trilioni di euro appena stampati per spingere verso l’alto i prezzi delle azioni e delle obbligazioni, formando così nuove bolle che privilegiano gli “insider”, i soliti noti e i ben connessi, bolle che in seguito con matematica certezza scoppieranno, provocando danni immensi ed effetti collaterali negativi per tutti.

“Ma se la Bce non facesse così – obietta un amico da Bruxelles – la situazione sarebbe ancora peggiore”. Invece, il passato insegna che il Quantitative easing, tutti questi trilioni stampati da Fed e Bce per le banche commerciali loro azioniste, è una delle principali cause dell’aumento delle disuguaglianze di reddito, in tutti i paesi dove è stato applicato. Purtroppo sono temi di cui la gente sa poco o nulla, o non vuole sapere e non posta su Facebook, eppure bisognerebbe non stare fermi a guardare passivamente. Ci sarebbero modi migliori per stimolare l’economia evitando i miasmi tossici del Qe (osannato dalla stampa di regime), compreso l’obbrobrio logico dei tassi d’interesse sottozero.

Questa massa di denaro potrebbe essere utilizzata per finanziare un trasferimento diretto di contanti alle famiglie, oppure per la spesa in infrastrutture sul genere Ponte di Genova, la costruzione di nuove case e ospedali, il tutto e in primo luogo senza passare per le banche, che insieme alla burocrazia in Italia per la loro proverbiale inefficienza sono il piombo sulle ali di un paese che ha voglia di correre. Non potrebbe essere una sana boccata d’ossigeno, il Qe per la gente, per un M5S in crisi d’identità? Chi dei leader in corsa accetta questa scommessa da 1,3 trilioni di euro? (purché non sia Di Battista).

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