Cultura

Lo Scaffale dei Libri, la nostra rubrica settimanale: diamo i voti e viaggiamo tra il Moresnet, Wuhan, Polignano e il Brasile

di Davide Turrini e Ilaria Mauri

Terra di nessuno. Gioco. Set. Partita. Avete presente uno spazio geografico che per cento anni è rimasto come in un limbo, come fosse una zona non appartenente a nessuno stato nazione? Se la risposta è no, come crediamo, sappiate che è esistito il Moresnet neutrale. Uno spicchietto di terra nel cuore dell’Europa a forma triangolare che dal 1816, appena dopo il collasso di Napoleone, e fino al 1920, dopo le trincee della prima guerra mondiale, è rimasto così, casualmente, confinante a quattro paesi ma senza appartenere a nessuno di essi. Philip Droge ci racconta i fatti inoppugnabili della storia con la curiosità di un ostinato e materialistico reporter travestito da storico indefesso, in un libello agile e bizzarro che s’intitola proprio Terra di Nessuno (Keller editore). Droge ha spulciato archivi, giornali, carte, faldoni del catasto e ha scoperto l’epica minimal gloriosa di un micro paese che ha trovato un’involontaria autonomia statuale frutto di uno strano equivoco: nel suo sottosuolo (3,4 i chilometri quadrati della sua superficie) si estraeva zinco. Materia prima che un brillante ingegnere francese riuscì a rendere utilizzabile per la vasca da bagno riscaldata di Napoleone. Ed è proprio dopo il Congresso di Vienna che Moresnet comincia la sua cavalcata in solitaria trascinata da quella miniera e dai suoi minatori che non appartengono ad alcuno stato: nessuna bandiera, nessuna moneta, Kelmis come casuale capoluogo, leggi e diritto francese da applicare, olandesi e prussiani a cercare per decenni un accordo per spartirselo (poi al posto degli olandesi ci finiranno i belgi) ma senza quell’ultimo barlume di forza per concludere la trattativa. Così Moresnet prospera con i fuggiaschi che vanno e vengono, i detassati intrallazzi commerciali e filatelici, i suoi sindaci e una specie di sceriffo che diventa tale solo infilandosi un camiciotto grigio, una boomtown modello western inondata di jenevier, fino a quando i tedeschi forzano la mano ma perdono la guerra e i belgi trionfano sullo staterello triangolare che a dire il vero mai ha avuto intenzione di resistere ad alcuno. Inedito, spassoso, senza sbavature di ritmo o idee sperimentali, il racconto di Droge ha la semplicità del bimbo che si sfrega gli occhi davanti alla vetrina dei giocattoli. Con diverse cartine e una ricca dettagliata bibliografia. Ah… di staterelli neutrali dai confini assurdi ce ne sono altri, ma volete mettere la magia di aver scoperto il primo? Voto: 7

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