Da presidente della Regione, tra il 2004 e il 2009, Renato Soru ha fatto della tutela ambientale la cifra del suo mandato. E gli effetti delle politiche di salvaguardia adottate quindici anni fa dal suo esecutivo sono ben visibili e incisive ancora oggi. Con un risvolto beffardo, presto detto. Poche settimane dopo l’insediamento, nell’agosto del 2004 Soru firmò il decreto Salvacoste, che di fatto congelava ogni attività edilizia nella fascia dei due chilometri dalla battigia. Ed è proprio a valere sulla Salvacoste che l’Ufficio tutela del paesaggio della Regione Sardegna, pochi giorni fa, ha dichiarato improcedibile la richiesta di autorizzazione paesaggistica presentata dalla Riva di Scivu srl, acquistata da Soru nel lontano 2003, con l’obiettivo di riqualificare la colonia marina Francesco Sartori a Funtanazza, nel litorale di Arbus.
Inaugurata nel 1956, per anni è stata frequentata dai figli dei minatori di Ingurtosu e Montevecchio. Il corpo principale è lungo 90 metri e alto una trentina e dopo anni di abbandono la colonia – sulla quale non insiste alcun vincolo – si è trasformata in un monumento fatiscente a pochi metri dal mare. Il progetto presentato dalla Riva di Scivu prevede la demolizione e ricostruzione dell’edificio principale, la cui struttura è definitivamente compromessa (secondo una perizia di parte, confermata dalla Regione), seguendo le sagome originarie ma abbassando l’altezza complessiva dell’immobile da 30 a 23 metri, con la conseguente diminuzione delle cubature.
“Pensi che il Piano urbanistico comunale a Funtanazza prevedeva circa 100mila metri cubi – commenta oggi Soru – e sono io che ho chiesto di cancellarne 65mila, tanto che il nostro progetto si ferma a circa 35mila metri cubi contro gli attuali 38mila. E saranno completamente demolite diverse strutture che oggi sorgono sulla battigia”.
Nello specifico, come riportano le carte riservate viste dal fattoquotidiano.it, sono previste 68 camere, sei suite con piscina privata, una meeting room da 240 posti, un ristorante con affaccio sulla ‘infinity pool’ e una Spa su due livelli con un percorso di talassoterapia. “La struttura è pericolante, per questo abbiamo deciso di abbattere il corpo principale e ricostruire seguendo comunque i dettami architettonici dell’immobile originario – aggiunge Soru -. Credo sia una legittima volontà di recuperare il patrimonio urbanistico esistente, così come prevede anche il Piano paesaggistico regionale approvato durante il mio mandato. Ricordo che sono io ad aver messo i vincoli ad Arbus, e non solo. A Scivu, poco lontano da Funtanazza, avrei potuto realizzare immobili per 50mila metri cubi e invece li ho cancellati”.
E per la verità nemmeno gli ambientalisti pongono pregiudiziali. “Oggi la colonia Sartori è un cubo di cemento osceno e fatiscente direttamente sulla costa, quindi ben venga un progetto di riqualificazione – dice il responsabile del Gruppo di intervento giuridico Stefano Deliperi -. Vorremmo piuttosto capire cosa si vuole realizzare e quale sarà l’impatto complessivo. Il fatto è che il progetto non si conosce, malgrado debba obbligatoriamente passare per la preventiva e vincolante procedura di assoggettabilità alla valutazione di impatto ambientale, di competenza regionale. I documenti devono essere depositati e resi disponibili: solo allora si potrà parlare con cognizione di causa”.
Un ulteriore passaggio, insomma, che rende il percorso ancora più accidentato. Ciò nonostante, se la Regione ha pigiato sul freno, il Comune di Arbus ha dato un’accelerata e convocato, per il 2 luglio prossimo, una conferenza di servizi che coinvolge 37 enti diversi che dovranno esprimersi sulla fattibilità o meno del progetto. Tra questi, la Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio, alle prese con un caso più unico che raro: da un lato c’è un edificio inserito dal ministero nell’elenco delle eccellenze architettoniche del ‘900, dall’altro il progetto di demolizione e ricostruzione a due passi dal mare. Anche per questo, secondo fonti privilegiate, per definire la propria posizione la Soprintendenza regionale lavorerà a stretto contatto con gli uffici romani.
Chi al contrario ha sposato in pieno il progetto della Riva di Scivu è il sindaco di Arbus Antonello Ecca, area centrosinistra. “Siamo assolutamente favorevoli, anche perché non solo si recupera l’esistente, ma si eliminano alcune strutture più vicine alla spiaggia. La differenza tra demolire o ristrutturare? Mi pare una mera questione tecnica. Ritengo che sia un intervento lodevole. Di certo – conclude Ecca – assumeremo ogni iniziativa di legge per portare a compimento il progetto”. Una di queste, peraltro, è stata suggerita dalla stessa Regione: se in base alla Salvacoste l’iter è “improcedibile”, la società potrebbe sfruttare l’istituto dell’Intesa, introdotta dal Piano paesaggistico regionale, che prevede l’apertura di un tavolo di confronto tra imprenditore, Comune e Regione per verificare la possibilità o meno di realizzare l’opera, in linea con le rigide norme di tutela ambientale volute proprio da Renato Soru.