Non era una novità negli anni 90 che, nonostante i campionati fossero a 18 squadre, le gare si protraessero fino a giugno inoltrato. Specialmente negli anni dispari, dunque senza mondiali o europei. Quasi sempre quelle gare di giugno erano un po’ come inizio settembre per gli scolari che si salvavano per il rotto della cuffia: esami di riparazione, tradotto calcisticamente in spareggi.
Un barlume in più di speranza di restare in Serie A o un’agonia prolungata tra speranze vane e sogni infranti. Nel 1997 ci arrivano Cagliari e Piacenza: da un lato i sardi, di Tovalieri, Muzzi, O’Neil e di Carletto Mazzone. Dall’altro il Piacenza del “toro” Luiso e di Bortolo Mutti. Quasi disperata la situazione a Cagliari all’inizio della stagione: con Mazzone accorso per sostituire Gregorio Perez, ex assistente di Tabarez e reduce dalla “Clausura” con l’Independiente, e raddrizzare un’annata che pareva condurre dritta dritta in B. Meno problematico l’inizio del Piacenza, con gli emiliani che però nel finale di stagione si fanno risucchiare nelle zone basse della classifica.
Cagliari e Piacenza finiscono a pari punti e devono giocarsi la permanenza in A con uno spareggio. Naturalmente bisogna individuare una città: la Figc opta per Napoli. Scelta infausta: i rapporti tra la tifoseria sarda e quella azzurra sono già pessimi, alla normale contrapposizione ultras si sono aggiunti screzi nel corso degli anni, fino al gesto dell’ombrello di Fonseca al suo ex pubblico, quando segnò una doppietta in maglia azzurra al Sant’Elia nel 1993.
Da Cagliari si imbarcano 20mila tifosi, ma già dall’arrivo a Napoli cominciano i problemi: un pullman dei sardi viene accolto dalle sassate di alcuni napoletani in strada, attorno al San Paolo cominciano i tafferugli anche con la polizia, volano coltellate, per fortuna nessuno rimane ferito gravemente. Dentro è lo stesso copione: i napoletani si schierano coi piacentini, rubano striscioni cagliaritani, alcuni, pare, dai contenuti fortemente anti-napoletani. Dagli spalti vola di tutto e i poliziotti hanno un gran da fare per evitare il peggio.
In campo, sotto un caldo terribile, il Cagliari non c’è: va in vantaggio subito con Luiso, il Piacenza. Solo dopo il gol i rossoblu si svegliano, ma Taibi le para tutte a Dario Silva e compagni. Poi raddoppia il Piacenza su punizione deviata da Berretta e potrebbe fare il terzo già due minuti dopo su rigore, ma Sterchele ferma il tiro di Valtolina.
Tovalieri ridà speranza agli uomini di Mazzone, che esausti e stremati dal caldo napoletano però non riescono a dare l’assalto finale e subiscono il terzo gol, ancora da Luiso.
Faranno festa i piacentini, con Bortolo Mutti, destinato ad allenare il Napoli nella stagione successiva che parlerà di ottimo biglietto da visita: sarà il Napoli più disastroso della storia. Miracolo non riuscito invece per Mazzone: aveva raccolto una squadra ultima in classifica quasi salvandola. Anche lui l’anno dopo avrebbe allenato il Napoli, sostituendo proprio Mutti, e fuggendo via dopo 4 giornate. Ma quel 15 giugno 1997 è anche la giornata che segna il definitivo inasprimento dei rapporti tra cagliaritani e napoletani: i match in Sardegna contro gli azzurri diventeranno tra i più sentiti dalla tifoseria rossoblù.