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Usa, la Corte suprema dà il via libera al comizio di Trump a Tulsa (Oklahoma). Il presidente minaccia i contestatori

L’istanza era stata presentata per il timore che potesse provocare un focolaio di coronavirus. Il tycoon in un tweet: "Qualunque dimostrante, anarchico, agitatore, saccheggiatore o farabutto stia andando in Oklahoma cerchi di capire che non sarà trattato come lo è stato a New York, Seattle o a Minneapolis. Sarà una scena molto diversa!"

Donald Trump potrà tenere il suo comizio a Tulsa (Oklahoma) tra gli Stati più colpiti dall’epidemia negli ultimi giorni. La Corte suprema ha respinto il ricorso per bloccare il comizio Maga (Make America Great Again, ndr), il primo dopo l’inizio della pandemia. L’istanza era stata presentata per il timore che potesse provocare un focolaio di coronavirus. Poco prima della diffusione della notizia, da parte della Cnn, il presidente degli Stati Uniti aveva scritto su Twitter di aver parlato con il sindaco di Tulsa e di essere stato informato che non ci sarebbe stato “alcun coprifuoco”. Ma l’inquilino della Casa Bianca, che secondo gli ultimi sondaggi è in svantaggio rispetto al candidato dem alle presidenziali di novembre Joe Biden, aveva anche minacciato eventuali dimostranti: “Qualunque dimostrante, anarchico, agitatore, saccheggiatore o farabutto stia andando in Oklahoma cerchi di capire che non sarà trattato come lo è stato a New York, Seattle o a Minneapolis. Sarà una scena molto diversa!”, ha twittato. Alla vigilia del comizio crescono i timori di proteste e scontri.

La città dell’Oklahoma avrebbe dovuto ospitare il comizio venerdì, ma la data è stata posticipata a causa delle polemiche, in un periodo in cui antirazzismo ed eredità coloniale sono al cuore di proteste di massa. Il Juneteenth celebra infatti il giorno in cui gli ultimi afroamericani schiavizzati appresero di essere liberi, 155 anni fa in Texas, quando i soldati unionisti portarono loro la notizia oltre due anni dopo il Proclama di emancipazione (1863). Sulla scia della potente onda d’urto del movimento Black Lives Matter, riaccesosi dopo l’uccisione di George Floyd a Minneapolis, centinaia di aziende quest’anno hanno concesso la giornata libera pagata ai loro dipendenti, dando così nuova spinta alla richiesta degli afroamericani perché il 19 giugno diventi festività nazionale. E mentre migliaia di persone sono scese nelle strade per commemorare la data, New York City, Kansas e Massachusetts hanno annunciato o proclamato l’introduzione della festività. Se la data del comizio è cambiata, non lo è stato però il controverso luogo scelto. Tulsa è stata teatro di uno dei peggiori massacri razzisti della storia recente degli Usa: nel 1921 una folla di bianchi devastò un quartiere a maggioranza nera, uccidendo almeno 300 persone. Una scelta controversa per un presidente in grande difficoltà.

Censurato nuovamente da Twitter per un video manipolato, poco dopo che Facebook per la prima volta ha rimosso uno spot della sua campagna elettorale perché conteneva simboli nazisti e di istigazione all’odio, il tycoon cerca la piazza per riguadagnare terreno e dopo il doppio schiaffo della Corte suprema su gay e dreamer, il libro verità di John Bolton, il crollo nei sondaggi. Tutta l’attenzione di Trump ora è concentrata sul suo comizio in Oklahoma, che spera lo faccia decollare nuovamente nei sondaggi. L’arena del Bok Center può ospitare sino a 19mila posti ma sono attese almeno 100mila persone in città. “Grandi folle e code si stanno già formando a Tulsa. La mia campagna non è ancora cominciata. Comincia sabato sera in Oklahoma!”, ha twittato, dopo aver ammesso che una “piccola percentuale” di partecipanti potrebbe contagiarsi. Ma la sua campagna farà firmare una liberatoria contro eventuali cause e si limiterà ad offrire mascherine, igienizzanti per le mani, controllo della temperatura e disinfezioni.

L’ex vice di Obama intanto sembra sempre più deciso a scegliere una vice afroamericana, come gli ha chiesto anche la senatrice Amy Klobuchar chiamandosi fuori dalla rosa. “Serve a guarire la nazione dalla ferita dell’iniquità razziale”, ha spiegato l’ex candidata presidenziale, che comunque sembrava già fuori gara per il suo passato da procuratrice del Minnesota clemente verso gli abusi della polizia sugli afroamericani.