I contagi sono aumentati esponenzialmente nell'impianto della Toennies. Un’emergenza che nessuno prova a ridimensionare. E il governatore non esclude nuove chiusure
Le autorità accusano di scarsa collaborazione l’azienda, mentre i contagi nel suo mattatoio continuano ad aumentare. Sono arrivati a 1.029 i casi registrati nell’impianto della Toennies del Nordreno-Vestfalia, creando una focolaio che rischia di rimettere in lockdown tutta la regione, come ha spiegato il presidente del Land, Armin Laschet. Il 17 giugno i dipendenti positivi erano 657 e in tre giorni gli infetti – testati in massa grazie all’aiuto dell’esercito – sono aumentati esponenzialmente: già tre giorni 7mila persone sono state messe in quarantena, con il distretto di Gütersloh che ha decretato una nuova chiusura di asili e scuole fino a fine anno.
Gli altri focolai in Germania – Gli addetti alla lavorazione delle carni sono stati fortemente colpiti dalla pandemia anche in altre zone del Paese così come negli Stati Uniti, dove i sindacati denunciano da settimane i rischi di contagio. Ma quello dell’impianto di Toennies non è l’unico focolaio della Germania: nei giorni scorsi ne sono scoppiati altri a Gottinga, Berlino – dove un intero isolato è finito in quarantena, nel quartiere di Neukoelln – e Kassel, in Assia. E il Robert Koch Institut ha registrato un impatto importante sui numeri a livello federale: il bollettino di stamani alle 8 ha rilevato 601 nuove infezioni rispetto al giorno precedente; e già ieri i nuovi contagi erano stati 770.
Laschet, uno dei cristiano-democratici papabili per la successione ad Angela Merkel, è alle prese con un’emergenza che nessuno prova a ridimensionare. E infatti ieri il ministro presidente ha espresso senza giri di parole la sua preoccupazione: alla Toennies sono impiegate persone che provengono da diverse città, e questo aumenta il grado di allerta sul focolaio. “Per ora l’infezione è localizzata, ma se questo dovesse cambiare non è escluso un lockdown a tappeto in tutta la regione”.
Le critiche all’azienda – Già nei giorni scorsi nel distretto di Gutersloh si è deciso di richiudere le scuole e gli asili nido. Un passo indietro dopo le riaperture – gestite ormai in Germania a livello regionale – come quello che si era verificato a Gottinga. Forti le critiche alla Toennies, accusata in questa occasione anche di fornire scarsa collaborazione per fronteggiare il Covid. “La nostra fiducia in loro è pari a zero”, si è spinto a dire il consigliere del distretto Sven-Georg Adenauer ai media tedeschi. Nell’elenco dei dipendenti fornito, ha spiegato, il 30% era privo dell’indicazione sulle linee guida; il che ha complicato il lavoro di ricostruzione della catena di contagio, che fino a due giorni fa aveva portato a mettere ben 7mila persone in quarantena, compresi i vertici dell’impresa. “Ma non c’è un impatto significativo di casi di coronavirus nella popolazione”, ha affermato però Adenauer, mostrando ottimismo sulla possibilità di evitare un lockdown generalizzato.
La Germania resta uno dei Paesi che ha fronteggiato meglio la pandemia finora, con 189.135 casi rilevati e un bilancio di 8.883 decessi, ma prosegue il dibattito segnato dalla contrapposizione fra chi vuole accelerare il ritorno alla normalità – i ministri dell’Istruzione dei Laender hanno ad esempio deciso che dopo le ferie estive si tornerà a scuola a pieno ritmo e, dove possibile, senza distanziamento – e quanti invece frenano, temendo di scivolare di nuovo in piena crisi.