L’Italia ha il proprio campionato di calcio dal 1898. Trentuno anni in cui ha dominato il Genoa, la prima squadra italiana ad essere fondata, nel 1893. In bacheca i rossoblu hanno già nove titoli (tutti quelli che ha ancora oggi). Seguendo l’esempio di Austria e Ungheria, il presidente della Figc nonché gerarca fascista, Leandro Arpinati, decide di adottare la formula del “girone unico”, ritenuta più competitiva. Il campionato è quello del 1929/30. A contendersi lo scudetto ci sono la capolista Ambrosiana (l’attuale Inter), di un giovane Giuseppe Meazza, e il solito Genova. Il 15 giugno la sfida decisiva a Milano. È la terzultima giornata di campionato e i nerazzurri sono avanti di quattro punti sui rivali. Sugli spalti ci sono migliaia di spettatori. La partita dovrebbe iniziare alle ore 17 ma una delle tribune crolla. Ci sono 134 feriti. Dopo un rinvio di circa quaranta minuti l’incontro ha inizio. Il Genova parte forte. Prima Sfondareti Levratto e poi Bodini portano i genovesi sul due a zero. A rendere le cose ancora più complicate per l’Ambrosiana ci si mette anche l’espulsione di Allemandi. Meazza accorcia le distanze ma una nuova rete di Levratto riporta il Genova avanti di due gol. Sembra finita quando Meazza segna altre due volte. È tripletta per il 19enne. È tre a tre. L’Ambrosiana tiene a distanza il Genova e il 29 giugno, battendo la Juventus, festeggia il suo terzo titolo. Per Giuseppe Meazza c’è anche la conquista della classifica marcatori con 31 reti.

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