Il periodo storico che stiamo vivendo sta senza dubbio lasciando un segno indelebile nella nostra società: molte persone si sono ritrovate isolate socialmente, vivendo così sentimenti legati alla paura, al senso di vuoto e alla solitudine. La ricerca ci informa che una delle strategie migliori adottate per combattere queste emozioni negative è quella di esprimere la propria sessualità, ma se si pensa che questa sia una faccenda che riguarda solo chi è nel fiore degli anni si sta cadendo in un tremendo errore.

Purtroppo la terza età è ancora legata a miti e stereotipi: la figura della persona anziana è considerata debole, di poco conto, prossima alla morte e non adatta a provare sensazioni ed esperienze che si considerano più tipiche di un’età giovane. Tra queste spicca il ruolo della sessualità. Le persone anziane sono viste come incapaci di vivere una vita sessuale appagante poiché ancora oggi la sessualità è associata solo ad un fattore prestazionale, mentre dovrebbe essere considerata come derivante dall’intersezione tra componenti biologiche, psicologiche e sociali.

Una visione, quella comune, che ha portato non solo le giovani generazioni a sminuire il tema della sessualità relativa ad un’età avanzata, ma anche molti anziani a cercare meno rimedi per il fatto che ritenevano “normali” alcune disfunzioni sessuali o il disinteresse per l’attività sessuale dopo una “certa età”. Al contrario, molte persone dopo i 70 anni considerano l’attività sessuale come elemento centrale di una relazione soddisfacente e come mezzo per migliorare la qualità della vita. Recenti ricerche dimostrano che le persone anziane possono raggiungere l’appagamento sessuale tramite attività incentrate sulla comunicazione e sul linguaggio del corpo, considerando quest’ultimo come un’entità “senza tempo” (Palha A. P., 2019).

Per ovviare a problemi fisiologici dovuti all’età come la scarsa lubrificazione, la disfunzione erettile o il dolore, gli anziani che vivono un’appagante vita sessuale non concentrano le loro attività esclusivamente alla prestazione genitale, ma valorizzano anche il petting, i baci, gli abbracci e i flirt. In pratica è come se in un’età avanzata si sviluppasse una nuova concezione di intimità che risulta appagante tanto quanto quella della giovinezza.

Secondo uno studio di quest’anno, condotto tra la Croazia e la Norvegia, la sessualità dopo i 65 anni subisce una sorta di trasformazione in cui si pone l’accento sulla sfera emozionale, dando priorità all’affetto e non all’attività sessuale in sé. Questo fa in modo che ci sia aderenza ad un maggior godimento della vita e della promozione alla salute. La sessualità è, quindi, una questione di punti di vista e di vari modi di vivere la propria intimità, a seconda della fascia di età alla quale si appartiene.

Una recentissima ricerca statunitense condotta da Gavin Vance e altri collaboratori ha confermato, però, che benché la sessualità agita vari notevolmente in base all’età i pensieri e le fantasie legate al sesso rimangono invariate tra giovani e anziani. In questa ricerca infatti si è dimostrato che, in un campione di 186 persone, le fantasie sessuali di uomini anziani avevano le stesse caratteristiche di quelle degli uomini giovani: entrambi i gruppi infatti comprendevano, anche durante una singola fantasia erotica, più partner sessuali, dichiarando che ciò su cui si concentravano maggiormente erano i lineamenti del viso, dei genitali e l’aspetto fisico generale di quello che, in quel momento, era l’oggetto del loro desiderio sessuale. Nello stesso studio anche i campioni femminili mostravano le medesime fantasie sessuali, legate però più a fattori emotivi che fisici.

Un dato interessante che ci può far riflettere sul fatto che, fondamentalmente, non siamo poi così diversi né così distanti cronologicamente ed emotivamente. Nonostante alcuni fattori fisiologici e psicosociali abbiano un impatto rilevante sull’espressione sessuale degli anziani, la sessualità rimane una parte integrante della qualità della vita di molti di loro. E questo è un dato molto importante, sia per le persone comuni, che possono avere l’opportunità di rielaborare il proprio pensiero e ampliare i propri orizzonti, sia per chi vive queste esperienze in prima persona, al fine di non sentirsi oppresso dal peso del pregiudizio sociale.

In modo particolare, i risultati della ricerca circa questo tema dovrebbero essere utili agli operatori sanitari che sono più a stretto contatto con gli anziani, per favorire una maggiore sensibilità e competenza che permetta loro di superare l’imbarazzo nel parlare apertamente di sesso, come parte imprescindibile della salute globale della persona di qualunque età.

Si ringrazia per la collaborazione il dr. Matteo Agostini

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