Dalla liberazione dal clan Gambacurta alla rinascita come presidio di legalità, fino alla promozione in serie D. Allo stadio intitolato a Don Pino Puglisi è stato un giorno di festa per la squadra capitolina del Montespaccato Savoia, borgata di Roma ovest. Perché non è soltanto il sogno sportivo del ritorno nella prima serie dilettantistica, a quarant’anni di distanza dalla prima e unica partecipazione, a venire celebrato, bensì quello di un territorio per troppo tempo dimenticato dalle istituzioni e poi strappato alla criminalità organizzata. “Questo risultato è il simbolo della rivincita per tutto il quartiere, dopo quello che ha passato”, spiega il bomber della squadra, Diego Gambale. Perché, come ricorda il presidente dell’Asilo Savoia, Massimiliano Monnani, “l’ex capitano della vecchia squadra era il nipote di Gambacurta e il direttore generale era il figlio. In pratica, il clan usava la squadra come strumento di legittimazione sociale”, oltre che per riciclare i proventi di droga, racket e usura, come hanno ricostruito gli inquirenti. Poi, dopo la prima ondata di arresti, nel 2018 e il sequestro della società di calcio e del campo sportivo, tutto cambia. Interviene la Regione Lazio per evitare, insieme al team dell’Asilo Savoia, che quel centro sportivo venisse chiuso. E per far ripartire le attività, questa volta però nel segno della legalità.
“Quando arrivò la notizia della possibilità di aiutare questo campo a rimanere libero perché confiscato ai poteri criminali un po’ di paura c’era”, ammette il presidente della regione Lazio Nicola Zingaretti, che ha partecipato alla festa organizzata nello stadio. “Questa comunità e questi ragazzi avevano bisogno di fiducia e la Regione gliel’ha data. Grazie all’asilo Savoia e a questa comunità bellissima si è vinto”. Così il prossimo anno nel campo sequestrato al clan dei Gambacurta e poi liberato si giocherà la Serie D. “Conquistare anche la promozione in C? Sognare non costa nulla“, c’è chi azzarda già. “Di certo continueremo nelle nostre attività sociali, per tutto il territorio”, spiegano i diversi giocatori, impegnati anche durante il lockdown in attività di volontariato e consegna di alimenti e materie di prima necessità nel territorio. Ma non solo.
Un’idea per il futuro la propone invece Don Ciotti, il presidente di Libera, anche lui presente nel giorno della festa: “Sarebbe bello se su questo campo si allenasse la Nazionale di calcio. Non dimenticherò mai quando anni fa a nome di Libera chiesi ai vertici del calcio di andare ad allenarsi a Rizziconi in Calabria dove in un campo sportivo già confiscato la ‘ndrangheta non permise per nove anni di giocare ai bambini e ai ragazzi. Bisogna avere il coraggio di dare dei segni. Invitate la Nazionale di calcio ad allenarsi qui”.