Filippo Nogarin è pronto sbarcare in Campidoglio, alla “corte” di Virginia Raggi. L’ex sindaco di Livorno, infatti, è in predicato per un contratto annuale nell’ufficio dell’assessore al Bilancio, Gianni Lemmetti, anche lui originario della città portuale, che fu tra l’altro proprio il titolare della stessa delega nella prima parte della gestione Nogarin. La notizia, anticipata sulle cronache romane di Repubblica, Il Messaggero e Corriere della Sera, è stata confermata a ilfattoquotidiano.it dallo stesso ex primo cittadino toscano: “Ne stiamo parlando da un po’ di tempo, poi il Covid ha bloccato tutto – dice – Ancora non ho visto nulla nero su bianco, quindi vorrei aspettare per commentare. Però confermo ci si sta lavorando: mi piacerebbe che la cosa andasse in porto per dare una mano a Virginia”. La delibera sarebbe dovuta andare in giunta venerdì, ma alla fine è saltata per “motivi tecnici”. Fonti interne al Campidoglio parlano di uno stipendio di 27mila euro lordi per un incarico part-time, che ovviamente sarà di soli 12 mesi, visto che fra un anno esatto scadrà la legislatura. Già nel 2019 si parlava di un suo possibile “acquisto” come assessore all’Ambiente quando sopraggiunsero le dimissioni di Pinuccia Montanari.
Nogarin, 50 anni, è stato uno dei primi sindaci italiani del M5s, eletto nel 2014 al secondo turno con il 53% dei voti. Al termine del quinquennio ha però deciso di non ricandidarsi, prefendo correre alle elezioni europee dove è risultato primo dei non eletti. In una intervista a Il Fatto Quotidiano aveva palesato le grandi difficoltà professionali e familiari che ha dovuto affrontare completata la sua esperienza al comune di Livorno. Le dichiarazioni seguivano di qualche giorno la notizia della sua consulenza nella segreteria politica del ministro per i Rapporti con il Parlamento, Federico D’Incà. L’ex primo cittadino è ancora imputato per omicidio colposo per l’alluvione del 2017 a Livorno, in cui morirono 8 persone.
Qualora l’incarico a Nogarin dovesse andare in porto, si tratterebbe dell’ennesimo scambio di amministratori sull’asse Roma-Livorno. Il settimo, per la precisione. Il più importante è stato proprio quello di Lemmetti, nel 2017, chiamato a gestire la difficile partita di Atac dopo aver guidato il concordato preventivo della società toscana Aamps, che costò a entrambi un avviso di garanzia, con inchiesta poi archiviata. Prima di lui, a varcare la soglia di Palazzo Senatorio fu Luca Lanzalone, divenuto inizialmente factotum e poi presidente di Acea, prima di essere indagato nell’ambito dell’inchiesta sullo stadio dell’As Roma (oggi è a processo). Sempre nell’inchiesta stadio è finito anche Fabio Serini, attuale capo dell’Ipa, l’istituto previdenziale dei dipendenti comunali, anche lui livornese.
Per un periodo, come direttore operativo della municipalizzata Ama, fu assunto anche Massimo Bagatti, trovatosi a presiedere l’azienda nel “limbo” fra l’era di Lorenzo Bagnacani e quella (molto) breve di Luisa Melara. Altro ruolo chiave quello di Franco Giampaoletti, direttore generale del Campidoglio, che livornese non è ma che per un periodo aveva accompagnato proprio il percorso amministrativo Nogarin e Lemmetti. Il tragitto contrario, invece, lo ha fatto nel 2019, Raffaele Santulli, ex manager della capitolina Atac, divenuto direttore operativo Aamps dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati nell’ambito dell’inchiesta sul crollo della scala mobile alla stazione Repubblica della Metro A.