Un evento blindatissimo dalla polizia per la paura di incidenti e provocazioni, dopo che il presidente ha minacciato il pugno duro contro i contestatori. Ma il comizio di Tulsa, in Oklahoma, da dove riparte la campagna elettorale di Donald Trump dopo lo stop imposto dalla panemia, è già stato segnato dalla cronaca: prima spunta il video dell’omicidio di un afroamericano, ucciso il 6 giugno da una guardia privata bianca di un motel. Poi l’annuncio bomba della Cnn: nello staff del presidente ci sono sei persone positive al coronavirus.

Il bagno di folla (durante una pandemia) – L’evento è stato a lungo criticato proprio per la situazione dell’epidemia, che in Oklahoma non accenna a desistere. Anzi, i contagi sono aumentati negli ultimi giorni. Ma il presidente ha sfidato il rischio di un nuovo focolaio per fermare il suo crollo nei sondaggi, facendo firmare una liberatoria ai partecipanti contro eventuali cause e limitandosi a distribuire mascherine con il logo della sua campagna e detergenti per le mani, oltre a misurare la temperatura all’ingresso del Bok Center, un’arena da 19mila posti.

Quello di sabato notte è il primo bagno di folla di Donald Trump, dopo gli oltre tre mesi di stop imposti dall’emergenza sanitaria. Ma il coronavirus non ha smesso di essere una minaccia: lo dimostrano le sei persone della campagna (che stanno lavorando proprio al suo comizio a Tulsa) risultate positive al Covid. La pandemia di coronavirus ancora morde pesantemente gli Usa con quasi 120 mila morti ed oltre 2 milioni di casi. Oltre all’assenza di precauzioni all’interno, da giorni decine di migliaia di sostenitori (senza mascherina)sono accampati nei dintorni accontentandosi dei maxi schermi esterni pur di partecipare a questo attesissimo comeback e alla “wild night” promessa dal loro candidato.

Il video dell’afroamericano ucciso – Ad aumentare la tensione oggi è arrivata anche la notizia dell’omicidio di un afroamericano ucciso da una guardia privata bianca di un motel a Tulsa. L’episodio risale al 6 giugno ma solo ora ne sono emerse le esatte circostanze, grazie alle immagini della videosorveglianza. La vittima è il 36enne Carlos Carson, padre di tre figli: si era andato a lamentare della sua auto vandalizzata con il gestore del motel e poi con la guardia Christopher Straigh. Ma quest’ultimo, quando è uscito, prima ha usato contro di lui lo spray urticante e poi, quando ha reagito, gli ha sparato alla testa. Un attacco ingiustificato, secondo la polizia, che ha accusato Straigh di omicidio premeditato. 53 anni, Straigh è un ex sergente e un ex agente penitenziario con vari precedenti per cattiva condotta, anche per discriminazione razziale.

La storia di Tulsa, simbolo delle lotte razziali – Una notizia destinata a riaccendere le proteste (mai sopite, in realtà) per la morte di George Floyd: Tulsa è un luogo altamente simbolico per la storia della comunità afro, teatro di uno dei più gravi episodi di violenza a sfondo razzista nell’intera storia degli Stati Uniti: tra il maggio e il giugno del 1921 orde di bianchi attaccarono con armi ed esplosivi la comunità afroamericana nel quartiere di Greenwood, una delle più prospere degli Usa tanto da essere soprannominata ‘Black Wall Street’, uccidendo sino a 300 persone e distruggendo circa 1000 tra case e negozi. Il tycoon è stato costretto anche a cambiare la data perché quella di ieri (19 giugno) coincideva con il ‘Juneteenth‘, la commemorazione annuale della fine della schiavitù, e i leader afroamericani lo consideravano “uno schiaffo in faccia”. Una festa durante la quale un gruppo di dimostranti ha abbattuto e bruciato l’unica statua di un generale confederato nella capitale, quella di Albert Pike.

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