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di Nicola Melzani
Dopo lo spettacolo deprimente offerto nelle partite di Coppa Italia da questo calcio al tempo del Covid-19, l’augurio che mi sento di fare alla Juventus per la Champions 2020 è di non vincerla.
Quella che andrà in scena ad agosto sarà una Coppa di bassissimo profilo. Partite a porte chiuse da giocare tutte a Lisbona e condensate in due settimane, squadre con condizioni precarie provenienti da campionati appena finiti o mai conclusi, formula modificata con gare secche invece che turni di andata e ritorno. Insomma, sarà una Coppa a metà.
E chiunque vincerà questa mini Champions non potrà festeggiarla pienamente, la Juventus in primis. La società di Torino, come tutta la tifoseria bianconera, aspetta, sogna, brama da 24 anni di poter tornare ad alzare la Coppa dalle grandi orecchie. Un desiderio che dura da così tanto tempo sarebbe appagato da una Coppa, o meglio sarebbe dire coppetta, come quella di quest’anno? Io non credo. Sarebbe come se Willy il coyote fosse felice di riuscire finalmente ad acciuffare Beep Beep, ma un Beep Beep azzoppato.
Inoltre la Juventus deve ricordare la sua storia. In bacheca ha due Coppe dei campioni di cui una vinta in circostanze del tutto particolari: nella tragica notte dell’Heysel. Tornare a vincere la Coppa in una annata così condizionata dai fatti tristemente noti porterebbe la Juve ad avere la nomea della squadra che vince negli anni delle tragedie. Sarebbe un successo dall’effetto boomerang che non permetterebbe di ricordare come si dovrebbe una vittoria così importante come quella di una Champions.
Il tuo grande tifoso Lapo Elkann diceva che ci vuole smile: bisogna vincere col sorriso. Quindi, cara Juve, hai aspettato tanto, aspetta ancora un po’ e torna a vincere la Coppa quando potrai festeggiare una “vera” Champions davanti a migliaia di tuoi tifosi, e non davanti a tre cameraman in mezzo al deserto.