Ivan Scalfarotto è il candidato di Italia Viva, Azione e Più Europa alle elezioni regionali in Puglia. Dice di essere l’alternativa ai populismi di tutte le risme, compreso Michele Emiliano. Ma per il Pd pugliese la decisione dei liberal-democratici altro non è che una scelta “illogica” che farà un “enorme regalo alle forze della conservazione” e “aprirà le porte ai populisti”. Accuse alle quali ha replicato il coordinatore nazionale dei renziani, Ettore Rosato, parlando di “coerenza” visto che il governatore pugliese “si dichiara lontano dal nostro percorso riformista”.

Il sottosegretario agli Esteri ha ufficializzato in un’intervista a Repubblica la sua partecipazione alla tornata elettorale e spiega la ratio che ha portato il partito di Matteo Renzi a correre in autonomia, come annunciato mesi fa: “Non sarebbe stato giusto costringere i pugliesi a dover scegliere tra tre populismi”. Ovvero “quello antieuropeista della destra”, che candiderà Raffaele Fitto; quello di “palazzo impersonificato da Michele Emiliano” e quello della “decrescita felice” del Movimento 5 Stelle, spiega Scalfarotto che si propone per “rappresentare il dinamismo e il talento dei pugliesi”.

Programmi, al momento, non se ne vedono, se non che il futuro della Puglia è l’agricoltura. È chiara invece la vera la vera radice della scelta: la vittoria di Emiliano alle primarie e attriti, dissapori e divergenze di vedute che negli anni hanno caratterizzato il rapporto tra il governatore uscente e il leader di Italia Viva. Scalfarotto attacca l’esperienza amministrativa del governatore: “Penso ci sia una grande differenza tra i dieci anni di Nichi Vendola, che io considero un’ottima esperienza di governo. E questi cinque di Michele Emiliano. Lo stesso Emiliano non dice mai che la sua è una coalizione di centrosinistra”.

Il perché, aggiunge, è da ricercare nelle sue politiche: “Su Xylella, Tap, Ilva ha fatto il contrario dei nostri governi nazionali – attacca Scalfarotto – La Puglia è una delle poche regioni che non ha ancora una legge elettorale che garantisca la parità di genere. O che non ha un assessore alla Sanità, perché tutto è nelle mani di Emiliano”. Gli sgambetti alla destra, sconfitta nel 2010 da Vendola anche grazie alla compattezza del centrosinistra? Confinati in una sola frase: “Raffaele Fitto, la Lega sono i nostri avversari”.

Per il resto, dal sottosegretario agli Esteri sono solo bordate al governatore uscente: “Penso che il futuro della Puglia sia nella filiera della vita, per citare Teresa Bellanova, che è l’agricoltura. E non certo nel voto di scambio: alle primarie per Emiliano ha votato un sindaco con simpatie di Forza Nuova (Pippi Mellone, sindaco di Nardò, ndr) all’Acquedotto pugliese c’è l’ex sindaco di Forza Italia di Bari. Cosa c’entra la sinistra con tutto questo?”.

Al veleno le risposte del Pd pugliese. Per il vicecapogruppo dem alla Camera, il manfredoniano Michele Bordo, Italia Viva “apre la porta al rischio della vittoria dei populisti in Puglia, questa è la verità che capiscono tutti”. Scalfarotto, dice, “è membro del governo grazie ai voti dei 5 stelle, fa il sottosegretario del più autorevole ministro dei 5 stelle di un governo voluto peraltro dal leader di Italia Viva”, quindi la decisione è una “contraddizione imbarazzante”. In Puglia, continua Bordo, “l’unica candidatura competitiva contro i populisti è quella di Michele Emiliano: indebolirla li aiuta”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche Marco Lacarra, deputato e segretario regionale, che bolla come “illogica” la scelta sostenuta anche da Carlo Calenda e Benedetto Della Vedova: “Come sosteneva l’allora segretario del Pd Matteo Renzi – ricorda – chi lavora per dividere il fronte del centrosinistra, addirittura dopo la celebrazione di primarie aperte di coalizione che hanno avuto un risultato chiaro, fa un enorme regalo alle forze della conservazione”.

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