Gli zoomer, i ragazzi della Generazione Zeta, hanno mostrato come il silenzio faccia più rumore del rumore stesso, e il vuoto trasmetta un messaggio così formidabile che nessun corteo di protesta saprebbe compensare. Il boicottaggio del discorso di Donald Trump a Tulsa, con le migliaia di sedie prenotate dai ragazzi, frequentatori di quei social ai quali il presidente degli Usa deve la sua popolarità (e l’elezione), e lasciate vuote dimostra che la politica non devi mai fidarsi di internet, mai sentirsene padrona, regista e manipolatrice.
Così lo scherzetto degli zoomer, prenotare e non andare, trasforma la beffa in un atto di accusa, l’assenza, quel grande vuoto degli spalti che invece dovevano inondare Trump di applausi, in una nuova, enorme contestazione.
Trump governa la sua maggioranza con twitter ma ora impara da Tik Tok che esiste l’opposizione. Una lezione che forse gli servirà e, speriamo, farà bene anche ai nostri politici, con in testa Matteo Salvini, convinto che non serva un’idea di governo per governare. Che non sia necessario misurarsi con i problemi e ingegnarsi per dargli una soluzione, ma che basti essere follower dei propri followers. Comportarsi come loro, dire spesso le stesse stupidaggini per far lievitare la coda della simpatia e allargare – scemenza dopo scemenza – la quota dei fan. E invece da Tusla, Oklahoma, arriva la lezione inaspettata.
Anche gli adolescenti, nel loro piccolo, s’incazzano.