“Siamo chiamati a garantire giustizia ai cittadini e firmiamo sentenze in nome del popolo italiano, ma in cambio riceviamo compensi da fame. Durante il lockdown, con i tribunali chiusi, ho guadagnato meno di chi percepisce il reddito di cittadinanza”. Lo sfogo di Agostino Colucci, 51 anni, giudice di pace in servizio al tribunale di Avezzano, è quello di chi lavora per conto dello Stato in un ambito delicatissimo ma senza nessuna tutela, e con un riconoscimento economico che raggiunge a fatica i tre zeri, soprattutto in provincia.
Sono i precari della giustizia, i giudici di pace, e come i precari di tutti settori sono stati travolti dalla crisi economica scatenata dall’emergenza sanitaria: “In marzo avevo ancora del lavoro arretrato, ma dal mese di aprile, con i tribunali chiusi e tutte le udienze rinviate, la situazione è precipitata”, spiega Colucci. “Io personalmente ho guadagnato 451 euro lordi in un mese. Il governo lo sa con quanti soldi è costretto a vivere chi manda avanti la giustizia italiana e prende decisioni che hanno un impatto sulla vita dei cittadini?”.
Nell’ordinamento italiano quello del giudice di pace è considerato lavoro autonomo e volontario, dunque niente ferie nè giorni di malattia e nessun tipo di trattamento previdenziale. “Siamo pagati in base alle sentenze che depositiamo. Per guadagnare 1000 euro al mese bisogna arrivare almeno a 20, e questo comporta un carico di lavoro importante. Quando un cittadino chiede giustizia davanti al giudice di pace, vuole che il processo sia all’altezza, regolare e veloce. Ecco, sappiate che a giudicare ci sono professionisti laureati in legge che dopo aver studiato e letto faldoni di carte e documentazioni guadagnano 43 euro per ogni sentenza che scrivono”. Questa giustizia a cottimo doveva essere in parte modificata dal decreto approvato nel 2017, che prevedeva per loro un’indennità fissa, ma l’entrata in vigore è slittata fino al 2021.
Il tribunale di Avezzano, dove Colucci presta servizio, ha ripreso a funzionare in maggio, ma con una serie di misure anti-contagio che ne hanno ridotto sensibilmente i ritmi di lavoro. Ad esempio, ad ogni giudice è permesso fare solo un’udienza a settimana. “Pochissimi procedimenti sono andati a sentenza e sarà così anche nei prossimi mesi, almeno fino a quando saranno in vigore queste misure”. E ora arriva l’estate, un periodo in cui anche prima della pandemia i giudici di pace non raggiungevano uno stipendio dignitoso: “Ad agosto 2019 ho guadagnato meno di 700 euro lordi. Se tutto va bene una minima ripresa ci sarà in settembre, quando saremo alla fame”.