Il cetaceo, noto per la menomazione dovuta con tutta probabilità a un incidente, sta nuotando nelle acque di Savona, ricche di krill e acciughe in questo periodo dell'anno. L'alimentazione non è semplice, perché l'animale non riesce a scendere troppo in profondità. Anche per questo motivo l'appello degli esperti
Codamozza è arrivata nel cuore del Santuario dei cetacei. Sta nuotando al largo di Savona. È stato il velista Walter Spagna a osservarla in mattinata e ad avvertire la Guardia costiera che ne monitorerà gli spostamenti: l’handicap fisico della balenottera non lascia dubbi. “Speriamo che recuperi le forze, vederla qui è una buona notizia, significa che sta seguendo la normale rotta migratoria stagionale – spiega Maddalena Jahoda, ricercatrice e responsabile divulgazione scientifica per il Tethys Research Institute e autrice del recente libro Balene salvateci edito da Mursia. In estate le balenottere comuni (Balaenoptera physalus) risalgono verso la Liguria per alimentarsi, dove trovano elevate concentrazioni di krill ad attenderle. Tuttavia i gamberetti di cui si nutre si trovano a un centinaio di metri e più sotto la superficie e resta ancora l’interrogativo se Codamozza riesca ad immergersi in profondità, senza la spinta della coda”.
Anzi, proprio questa potrebbe essere la causa del suo aspetto così magro, emaciato: “Codamozza è stata vista con questa menomazione lo scorso autunno e potrebbe non aver mangiato per mesi, infatti, le osservazioni della scorsa settimana a Messina hanno confermato che non compiva lunghe immersioni, eppure il suo handicap richiede probabilmente un notevole sforzo fisico e quindi un maggior bisogno di cibo”. Per fortuna il nuoto non è compromesso: “Sapere che dieci giorni fa era in Sicilia, sabato scorso all’isola d’Elba e ora in Liguria, significa che percorre circa 100 km al giorno, ha davvero una forza incredibile, tutti i veterinari e i biologi erano quasi sicuri che non sarebbe sopravvissuta”. Con “mezza coda” riusciva a cavarsela: “La prima volta che vidi questa balenottera era nel 2005, ma Tethys l’aveva già fotoidentificata fin dal 1996; notai che aveva un’andatura anomala, ma le mancava un solo lobo della coda, per questo la battezzai Codamozza. Negli anni seguenti i suoi avvistamenti non sono mai mancati, tanto che era diventata la mascotte del santuario”.
“Nei prossimi giorni ci aspettiamo di vederla nella zona al confine con la Francia, dove i ricercatori dell’Istituto Tethys da oltre trent’anni ne monitorano i cetacei e dove si registra una delle maggiori concentrazioni di balenottera nel periodo estivo”, precisa Sabina Airoldi, responsabile Tethys per le ricerche sui cetacei nel Santuario. Il Santuario però non è un’isola felice: “Il Santuario Pelagos è un’area importantissima per i mammiferi marini e non solo, anche per squali, tonni, tartarughe. Si tratta di una vasta zona grande novantamila chilometri quadrati, dove le condizioni oceanografiche fanno sì che in estate vi sia cibo in abbondanza, dal krill alle acciughe. Tuttavia è un’area fortemente affollata di imbarcazioni e grandi navi e con ogni probabilità Codamozza ha perso proprio qui il suo secondo lobo della coda. Qui, paradossalmente proprio nelle acque dove dovrebbe essere più protetta – conclude Jahoda -. Anzi, adesso spero vivamente che essendo un animale già stressato, le barche non si precipitino per osservarla, Codamozza ha bisogno di tranquillità”.