Di riprendere è ripreso, e di mancare ci era mancato. Nessuno però pretenda di farci credere che questo sia calcio vero. Ritmi lenti, stadi deserti, calciatori fuori condizione e girandole di cambi: più che un campionato, la Serie A post Covid sembra una grande, continua amichevole estiva, che si giocherà tutti i giorni, agli orari più disperati, fino a Ferragosto.
Abbiamo avuto l’aperitivo della Coppa Italia, nel weekend l’antipasto dei recuperi della giornata lasciata in sospeso a febbraio, da oggi si fa sul serio, se così si può dire. La Serie A è ufficialmente tornata. Pochissime emozioni, qualche gol (all’inizio nemmeno quelli, per fortuna che c’è la solita Atalanta), un trofeo già assegnato, la Coppa Italia al Napoli, per quello che conta in queste condizioni. Spettacolo davvero modesto.
Ci sono troppi fattori negativi che al momento incidono ancora su questa nuova, vecchia, Serie A. Il primo, il più evidente, è quello delle porte chiuse: l’atmosfera di queste partite giocate in enormi stadi deserti, dove rimbomba tutto, è a dir poco surreale. Gli effetti video per il riempimento degli spalti assomigliano a un vecchio videogioco degli Anni Novanta. Quelli audio, con l’opzione offerta da Sky di poter attivare un sottofondo di cori, è semplicemente una presa in giro: fastidiosa come le risate preconfezionate delle sit-com americane, nemmeno in sincro con le fasi di gioco.
In campo il clima è né più né meno quello di una seduta di allenamento in cui si sentono scandite le indicazioni degli allenatori, i calciatori giocano sempre col freno a mano un po’ tirato, non è colpa loro, proprio non ce la fanno. Parliamo di ragazzi che nel corso della loro carriera non sono mai stati fermi per più di tre settimane, salvo infortuni. Stavolta hanno dovuto passare due mesi sul divano, e ora che sono stati ricatapultati in campo con una preparazione affrettata ed approssimativa (ci sarebbe voluto almeno un mese di allenamenti fatti bene, ma il tempo stringe) i risultati si vedono.
Nemmeno la nuova regola delle cinque sostituzioni introdotta dalla Fifa per far fronte alla situazione straordinaria sta aiutando molto: gli allenatori non sono abituati e non sanno come sfruttarle, c’è chi non le fa proprio (Juric del Verona non è andato oltre le canoniche tre, il Torino di Longo si è fermato addirittura a due), chi esagera e finisce per destabilizzare la squadra (vedi Sarri in Coppa col Milan), l’effetto complessivo sa molto di tournée estiva, dove nel secondo tempo entra chiunque.
Siamo a metà giugno, ma nello stravolgimento del calendario calcistico causato dall’emergenza Covid fin qui stiamo vedendo calcio d’agosto, anzi, di fine luglio. La situazione forse potrà migliorare col passare delle settimane, quando i giocatori entreranno in forma, i tifosi in clima e magari si accenderà la corsa scudetto o retrocessione. Nell’immediato, però, potrebbe addirittura peggiorare: le sfide della Coppa Italia, con quattro big in semifinale e il brivido dell’eliminazione diretta, pur in assenza di grande spettacolo hanno coinvolto il tifoso, creato un minimo di pathos.
Lo stesso non si può dire di Torino-Parma, la prima triste gara della nuova Serie A, andata in scena nel disinteresse generale mentre milioni di appassionati tornavano beatamente dal mare; figuriamoci per le prossime partite fra squadre di metà classifica che non hanno più nulla da chiedere alla stagione, tornate in campo controvoglia a distanza di tre mesi per ragion di Stato (e di cassa). Questa è la Serie A di oggi, ce la vediamo più per astinenza che per piacere. Come le prime amichevoli estive, appunto.
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