Il governo ha chiesto alla Commissione Ue di poter applicare per altri tre anni il meccanismo contabile che prevede il versamento dell’Iva da parte della pubblica amministrazione direttamente all’erario senza passare per le casse dei fornitori. Il centrodestra si schiera con l'Ance e minaccia "mobilitazioni", la viceministra apre alla possibilità di circoscrivere la scelta
I costruttori edili fanno muro contro la proroga dello split payment, il meccanismo contabile che prevede il versamento dell’Iva da parte della pubblica amministrazione direttamente all’erario senza passare per le casse dei fornitori. Il centrodestra li appoggia, con la Lega pronta alla “mobilitazione“. E la vice ministra dell’Economia Laura Castelli sembra aprire alla possibilità di rivedere o circoscrivere la scelta. Che però è già stata ufficializzata dal governo attraverso una richiesta ufficiale alla Commissione europea – l’Iva è un’imposta comunitaria – da cui a breve è atteso il via libera.
Lo split payment era stato introdotto per la prima volta nel 2015 dal governo Renzi con l’obiettivo di ridurre l’evasione Iva. Dal 2016 è in vigore per alcuni settori anche il “reverse charge” o “inversione contabile”: l’imposta non viene pagata a chi vende o presta il servizio ma viene direttamente versata all’erario dall’acquirente. Lef-Associazione per la legalità e l’equità fiscale nei giorni scorsi ha stimato in 1-1,5 miliardi l’impatto positivo sul gettito Iva, a fronte di un totale di circa 30 miliardi. Di qui la scelta del governo di chiedere di poter applicare il regime dello split payment per altri tre anni almeno per la pa, mentre verrebbe meno per le vendite fatte ai 40 maggiori gruppi quotati e alle società controllate o partecipate dallo Stato.
Le aziende però considerano da sempre questo meccanismo un escamotage dello Stato per far cassa attraverso una sorta di trattenuta forzosa ai danni delle imprese usate “come un bancomat”. E la notizia della nuova proroga ha fatto salire sulle barricate i costruttori: secondo il presidente dell’Ance Gabriele Buia “drena 2,5 miliardi di euro all’anno di liquidità alle imprese. Lo Stato toglie questi soldi quando ci deve ancora 6 miliardi di ritardati pagamenti”. All’attacco anche Matteo Salvini, la cui lettura è che “invece di tagliare le tasse alle piccole e grandi imprese, il governo chiede all’Europa di dissanguarle per altri tre anni, trattenendo miliardi di Iva, una liquidità vitale per aziende già in difficoltà”.
E, dopo gli Stati Generali, la viceministra Castelli sembra propensa ad ascoltare le richieste delle aziende e circoscrivere, perlomeno, l’estensione dello split payment: “Credo che nei settori dove la fatturazione elettronica ha inciso positivamente, tanto che nel 2019 sono state recuperate molte risorse in più che ci hanno consentito di adottare provvedimenti nel corso dell’anno, si può ragionare di abolirlo”.