Basta ipocrisie.
Nicola Zingaretti oggi con le sue dichiarazioni ha vinto il premio Oscar come miglior attore comico non protagonista. Chiede reale unità alle forze di governo per le prossime Amministrative.
Tutto normale in un governo normale ma qui siamo alla confusione totale. Nicola dovrebbe sedersi un attimo e riflettere un pochino. Per prima cosa, a chi si rivolge il segretario del Pd?
Per inciso, molti stanno ancora aspettando lo scioglimento annunciato del Pd da parte dello stesso Zingaretti.
Si rivolge al Movimento 5Stelle?
Se si rivolge ai 5Stelle, non ci eravamo accorti del grande riformismo dei grillini.
Se si rivolge ai grillini, non ci siamo accorti delle grandi alleanze nelle elezioni regionali precedenti.
Se si rivolge ai grillini, il segretario del Pd ha evidentemente sciolto il partito senza passare da nessuna scelta condivisa.
Se si rivolge a Di Maio e Di Battista evidentemente non ha capito che di fatto è lo stesso Zingaretti che ha ucciso il periodo riformista e di sinistra del Partito.
Ed allora forse voleva rivolgersi ad Italia Viva?
Beh sarebbe il colmo.
Italia Viva nella scelta dei candidati per le Regionali ha solo e semplicemente subito imposizioni. L’emblema è la Puglia.
Un candidato, Michele Emiliano, che mi sembra in pieno conflitto con se stesso e con ogni ipotesi ed idea di riformismo vero. E di esempi e di riferimenti se ne potrebbero fare tanti.
Ma la verità è molto più semplice: la vecchia e cara ditta del Pd non ha mai perso il proprio animus, ossia, quello di boicottare ed emarginare le teste pensanti. I soliti vecchi rituali ormai lontani anni luce. L’anima dalemiana del Pd ha ottenuto quello che voleva da tempo: uccidere un leader emergente e vincente perché al di fuori dei vecchi schemi.
Così è stato fatto con Matteo Renzi e tutti coloro che avevano un briciolo di vero riformismo. In tal modo il Pd è stato sciolto senza bisogno di fare un nuovo congresso.
Basterebbe vedere nei vari livelli territoriali: niente più congressi e niente più condivisioni; una sfrenata ricerca di alleanza strutturale con il Movimento 5Stelle senza alcuna logica politica ma solo utile a giustificare un governo contro le destre.
Senza ricordare che invece proprio i 5stelle hanno una radicata anima di destra al loro intero: basti ricordare i provvedimenti votati con la Lega lo scorso anno che ora i grillini evitano di cambiare.
Pertanto, quale riformismo è possibile con i grillini? Quale unità? Su cosa e come?
Ora che la solita scusa interna del cattivo Renzi è tolta, la strada del Pd è quella della fusione con Di Maio e Di Battista. Di certo Di Battista non avrà altro a cui pensare. Questo la triste realtà.
Massimo D’Alema e i suoi vecchi amici hanno voluto prendere in mano le redini del partito isolando ogni emergente libero e riformista: l’importante è governare ma senza una reale proposta allargata su tutto il territorio nazionale.
Renzi non era il problema ma la grande risorsa del Pd e del riformismo. Zingaretti questo dovrebbe capire e dire, se onesto intellettualmente.
Ora però l’ipocrisia sta per finire e deve finire. Il centrosinistra è un lontano ricordo. Il Pd non esiste più. Il Movimento non esiste più. Esiste solo un segretario di un partito sciolto che non ha una vera proposta riformista e nessun ipotetico reale alleato.
Il tempo della verità forse è iniziato.