Dodici persone sono finite in carcere e una ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta su tangenti e appalti truccati per i lavori di innovazione e manutenzione della metropolitana. Tra gli arrestati figura Paolo Bellini, responsabile degli “impianti di segnalamento e automazione” della municipalizzata, accusato di aver incassato tangenti per 125mila euro. Raccolti elementi anche su un episodio di corruzione risalente al 2006 che riguarda una gara sulla linea rossa M1, proprio quella colpita da numerosi episodi di frenate improvvise
Un’associazione per delinquere che aveva messo a punto un “sistema metodico di alterazione” degli appalti sulla metropolitana di Milano. Tredici persone sono state arrestate dal Nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza nell’ambito di un’inchiesta su presunte tangenti e appalti truccati: per 12 di loro è stata disposta dal gip Lorenza Pasquinelli la custodia cautelare in carcere, un altro è ai domiciliari. Tra gli arrestati c’è Paolo Bellini, dirigente dell’Atm, responsabile degli ‘impianti di segnalamento e automazione’ delle linee metropolitane 1,2, 3 e 5: è considerato la figura chiave dell’inchiesta e gli vengono contestate tangenti per 125mila euro tra l’ottobre 2018 e il luglio 2019. Sono stati però “raccolti elementi” anche riguardo a un “episodio di corruzione avvenuto nel 2006”, spiega il procuratore di Milano Francesco Greco: è l’appalto per il sistema di segnalamento della linea rossa M1, proprio quella su cui negli ultimi anni si sono verificati numerosi episodi di frenate brusche e improvvise. Del sistema di sicurezza si occupa Alstom, società finita ora indagata nell’inchiesta sugli appalti.
Al centro delle indagini di Procura e Finanza ci sono 8 appalti da 150 milioni di euro. In tutto ci sono trenta persone fisiche e otto società indagate. Tra gli arrestati figurano il dirigente e altri funzionari dell’azienda dei trasporti milanese, ma anche i manager e dirigenti delle imprese private considerate colluse. Tra questi due manager di Alstom Ferroviaria e uno di Siemens Mobility. Coinvolte anche Ceit e Engineering Informatica, Gilf e Ctf. Tutte società indagate per la legge sulla responsabilità amministrativa: disposte anche perquisizioni e sequestri. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, corruzione, turbativa d’asta, peculato, abuso d’ufficio. “Sono stati ricostruiti – si legge nel comunicato della Procura firmato da Greco – decine di episodi corruttivi e di turbativa d’asta maturati in particolare nel settore degli appalti per l’innovazione e la manutenzione delle metropolitane milanesi”.
L’inchieste e le brusche frenate sulla metro di Milano
Nell’indagine dei pm di Milano sono stati anche “raccolti elementi” su un “episodio di corruzione” del 2006 per “l’assegnazione dell’appalto relativo al sistema di segnalamento” della linea M1, la ‘rossa’, “nel cui contesto sono emerse le recenti criticità (frenate brusche d’emergenza)”, sottolinea nel comunicato lo stesso procuratore Greco. In Procura a Milano, infatti, sono aperte anche indagini sulle frenate con numerosi feriti che si sono ripetute per anni: secondo i dati forniti da Atm più di un anno fa, le frenate di emergenza sono state oltre 300 tra il 2015 e il 2018. I pm hanno aperto due fascicoli sugli episodi più gravi, quelli del 4 e del 9 marzo 2019. Nel 2006 ad aggiudicarsi il bando per la modernizzazione della rete metropolitana milanese, fornendo il software di navigazione e gestione, fu appunto la Alstom, società francese finita ora indagata nell’inchiesta sugli appalti. Un’altra società indagata, la Siemens, si occupa invece della gestione sulla linea ‘verde’ M2.
Il “metodo” Bellini: soffiate sulle gare e mazzette mensili
Secondo le indagini, il “metodo” del dirigente Bellini consisteva “nell’offrire alle imprese interessate a partecipare alle gare” dell’Atm la sua “consulenza”, “sotto forma di fornitura di materiale e informazioni privilegiate, trafugate dalla stazione appaltante”, spiega nella nota il procuratore Greco. Alle imprese sarebbe anche stata garantita la “possibilità di sopralluoghi riservati e perfino la supervisione e correzione delle bozze di offerta, sino all’indicazione precisa delle percentuali di ribasso da offrire ad Atm”, che è “parte lesa”, per prevalere sulle concorrenti. In cambio, è l’accusa, Bellini incassava tangenti “proporzionali al valore dell’appalto e cadenzate mensilmente”. In più le imprese vincitrici delle gare dovevano “coinvolgere nell’esecuzione delle opere”, come subappaltatori, le società Ivm e Mad System “occultamente create e dirette dal funzionario infedele”, scrive la Procura, o altre imprese con cui poi Bellini “concordava” le mazzette.
“Pilotate anche le procedure di assunzione in Atm”
Per questo, si legge sempre nel comunicato, in due anni non sono stati registrati solo i 125mila euro in tangenti che Bellini avrebbe incassato. Il dirigente è accusato di aver ricevuto anche altri servizi e benefit, ma soprattutto di aver acquisito rilevanti subappalti relativi sempre ai lavori pubblici sulle metropolitane di Milano. Infine, dalle indagini Bellini risulta anche “intervenuto per pilotare alcune procedure di assunzione di personale” in Atm. Persone, scrive ancora il procuratore Greco, prive “delle necessarie professionalità e competenze“, ma legate alle imprese che gli pagavano le tangenti e quindi in grado di garantirgli “l’assoluta riservatezza nelle gestione illecita della fase esecutiva dei lavori”.