Il dg della municipalizzata, Arrigo Giana, in commissione consiliare commenta l'inchiesta sugli appalti truccati che ha portato a 13 arresti: "Siamo molto incazzati". Poi però minimizza i legami con le brusche frenate dei convogli: "Non c'è correlazione diretta". Il procuratore Greco invece ha sottolineato elementi di indagine su un episodio di corruzione del 2006 legato proprio al sistema di segnalamento. Il sindaco Sala: "Non me l’aspettavo e ho dentro tantissima rabbia"
“L’azienda non lascerà nulla di intentato se si confermerà la posizione di questi signori, gli togliamo la carne dalle ossa“. Il direttore generale di Atm, Arrigo Giana, durante la commissione consiliare del Comune di Milano commenta così l’inchiesta su tangenti e appalti truccati per lavori sulla metropolitana che ha portato all’arresto di tredici persone, tra cui due dipendenti della municipalizzata. Uno di loro è Paolo Bellini, responsabile degli ‘impianti di segnalamento e automazione’ delle linee metropolitane, considerato la figura chiave dell’inchiesta. Queste persone, dice ancora Giana, sono state “sospese dal servizio e dalla paga”.
Rispondendo alle domande dei consiglieri, il direttore generale dell’azienda dei trasporti nega però un legame tra gli appalti truccati e il problema delle numerose frenate brusche e improvvise dei convogli della metropolitana. Episodi che negli ultimi anni si sono verificate in diverse occasioni, causando anche feriti, tanto da convincere la Procura di Milano ad aprire due fascicoli. “Ad oggi per quello che abbiamo letto non abbiamo trovato nelle carte una correlazione diretta tra le frenate e i fatti spiacevoli di oggi”, sostiene Giana, aggiungendo che Bellini “è stato tentato di turbare le gare, ma non ha influenzato il contenuto”.
In una nota di questa mattina il procuratore di Milano, Francesco Greco, ha però sottolineato che nell’inchiesta sono stati “raccolti elementi” anche riguardo a un “episodio di corruzione avvenuto nel 2006″: è proprio l’appalto per il sistema di segnalamento della linea rossa M1, quella su cui negli ultimi anni si sono verificate le frenate brusche. Del sistema di sicurezza si occupa Alstom, società finita ora indagata nell’inchiesta sugli appalti. Inoltre, in un’intercettazione il dirigente Atm Bellini parla dei lavori per la “eliminazione delle porte di banchina” finalizzati proprio a risolvere il problema delle frenate dei convogli: “C’è da chiudere la banchina e siccome non c’è da recuperare niente gli ho detto con fiamma ossidrica e flessibile, due settimane, smantelliamo una banchina”, dice Bellini nel marzo 2019.
Per il dg Giana però il tema delle frenate “non ha correlazione diretta con i tentativi di turbare il corretto svolgimento della gare”. In commissione ha spiegato: “Abbiamo contestato ai produttori problemi tecnici e intimato a questi signori di risolverli, cosa che sta avvenendo nei tempi e nei modi previsti, sottoposti tra l’altro all’attenzione della Procura. Sono problemi tecnici che hanno una storia antica, sono in fase di soluzione”.
I toni di Giana tornano duri invece quando si parla dei due dipendenti Atm coinvolti nell’inchiesta: “L’azienda è parte lesa, stiamo verificando con gli avvocati come tutelarla”, ha spiegato. “Stiamo approfondendo in queste ore, ricostruendo tutti i processi e le questioni anche di gare che vengono citate in questa ordinanza. Stiamo rifacendo l’audit interno verificando il rispetto di ogni procedura prevista”, ha aggiunto il direttore generale. E ancora: “Siamo molto incazzati, una cosa del genere getta discredito su un’azienda che ha dato il sangue”.
“Non me l’aspettavo e ho dentro tantissima rabbia perché tanti stanno facendo la loro parte in questo momento di difficoltà e due funzionari ti mettono in croce”, ha commentato anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ospite alla trasmissione Quante Storie su Rai 3. “Queste persone devono essere allontanate, licenziate, quello che si può fare. Se le cose stanno così la giustizia intervenga rapidamente e le pene siano anche esemplari“, ha aggiunto il primo cittadino.