La delibera, che la giunta approverà lunedì, è la conseguenza di una risoluzione del consiglio regionale che ha l’obiettivo di “garantire la piena applicazione della legge 194”. Mentre la regione Umbria governata dalla leghista Tesei rende più complicato l’aborto farmacologico ripristinando l’obbligo di ricovero di tre giorni. Il presidente della Toscana Rossi: "Solo chi intende punire le donne cerca di rendere loro le cose più difficili"
Mentre la regione Umbria governata dalla leghista Donatella Tesei rende più complicato l’aborto farmacologico ripristinando l’obbligo di ricovero di tre giorni, la vicina Toscana fa un passo innovativo per estendere questo diritto: sarà la prima regione d’Italia in cui la pillola RU486 potrà essere somministrata anche fuori dall’ospedale, negli ambulatori preposti. La delibera, che la giunta di Enrico Rossi approverà lunedì 29 giugno, è la conseguenza di una risoluzione approvata il 12 maggio scorso dal consiglio regionale che aveva l’obiettivo di “garantire la piena applicazione della legge 194” ma soprattutto di un parere del consiglio sanitario regionale che risale al marzo 2014.
“Avevamo ritenuto di fare questa delibera ben prima della sciagurata decisione dell’Umbria – spiega il governatore uscente Rossi – per evitare alle donne, quando è possibile, di recarsi nei reparti di ginecologia. È inutile far soffrire le donne più di quanto già non debbano fare di fronte a decisioni non certo semplici come quella di abortire”. Poi l’attacco diretto alla propria collega umbra: “Solo chi intende punire le donne cerca di rendergli le cose più difficili”.
La nuova delibera di giunta fa riferimento al parere del Consiglio sanitario regionale che il 5 marzo 2014, rispondendo a una richiesta del Dipartimento regionale per il diritto alla salute, aveva specificato che la pillola poteva “essere erogata anche negli ambulatori funzionalmente collegati agli ospedali, così come recita la legge 194”. E la delibera applica questo principio risolvendo una serie di ostacoli tecnici: oltre alla tariffa ambulatoriale, si legge nell’atto, sarà fondamentale “implementare le informazioni e i riferimenti relativi al percorso di interruzione volontaria di gravidanza” e garantire “la privacy per tutto il percorso nonché adeguati setting di accoglienza”.
Come richiesto anche nella risoluzione approvata a maggio con i voti di Pd, Leu, “Toscana a Sinistra”, M5s e grillini fuoriusciti, la delibera prevede anche di assicurare consultori in tutto il territorio regionale preposti alla fase precedente e successiva all’interruzione volontaria di gravidanza proprio in base ai principi della legge 194.
Come ha specificato il governatore della Toscana Rossi, l’atto viene da lontano (il lavoro è durato circa un anno) ma il dibattito è tornato di attualità nelle ultime settimane, da quando la Regione Umbria ha approvato una delibera che ripristina l’obbligo di ricovero per tre giorni per le donne che si sottopongono a un’interruzione farmacologica di gravidanza. Oggi solo in cinque regioni d’Italia – Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Lazio e Puglia – e fino a due settimane fa anche in Umbria, l’aborto si può praticare in day hospital. In tutto il resto del paese sono obbligatori i tre giorni di ricovero e in Sicilia la pillola RU486 non è ancora arrivata. “Noi siamo stati i primi a ordinarla dall’estero – ha concluso Rossi – la ritenevamo più appropriata rispetto all’aborto chirurgico in certe situazioni”.