Lunedì prossimo avrebbe compiuto 92 anni, essendo nato il 29 giugno del 1928. Non ha fatto in tempo: se ne va a 91 anni Alfredo Biondi, storico leader del Partito liberale e poi tra gli esponenti di punta di Forza Italia. Avvocato di fama, più volte ministro nella prima Repubblica – all’Ecologia con Bettino Craxi, alle Politiche comunitarie con Amintore Fanfani – nel 1994 fu tra i primi eletti del partito di Silvio Berlusconi.

Nel primo governo dell’ex cavaliere diventa ministro della Giustizia. Un incarico che gli regala notorietà il 13 di luglio. Mentre al Giant Stadium di New York Roberto Baggio stende la Bulgaria in semifinale con una doppietta, regalando alla Nazionale la finale dei mondiali, il governo vara il decreto Biondi, che abolisce la custodia cautelare per i reati finanziari (tra cui la corruzione e la concussione) e contro la Pubblica amministrazione, limitandola ai casi di omicidio e di reati associativi come mafia e terrorismo. Una legge fatta “per i poveri cristi”, sosterrà ancora nel 1996 l’allora guardasigilli in un’intervista al Corriere della Sera.

Il decreto, notarono in molto, era arrivato due mesi dopo l’esplosione del caso Fiamme Sporche: nell’aprile del 1994 il pool di Mani Pulite aveva scoperto che quasi tutte le grandi imprese di Milano pagavano tangenti ai finanzieri. Gli indagati erano arrivati a oltre 600, tra loro c’era anche Berlusconi. Potenza del provvidenziale decreto, i responsabili non possono essere arrestati e oltre 2.750 detenuti vengono rilasciati: in 350 erano finiti dentro per Tangentopoli.

Per protesta il pool di Milano si dimette. Gli italiani sono rapiti dal mondiale americano ma qualcuno se ne accorge: il “popolo dei fax” inonda gli indirizzi istituzionali, il decreto viene beffardemente ribattezzato con quel nome rimasto indelebile nella recente storia italiana: decreto Salvaladri. Lega e An, tremando all’idea di perdere consensi, minacciano di far cadere il governo. “Forse qualcuno teme che il carcere faccia parlare altra gente. Che qualcuno venga ‘ massaggiato’ dai magistrati“, dice Umberto Bossi, due giorni dopo l’approvazione. Bondi si difende: “Sono un galantuomo. Pensare che possa agire per fare un servizio a qualcun altro mi offende“. Roberto Maroni, ministro dell’Interno, spara: “Li ha mossi un principio di autodifesa perché i magistrati del pool avevano ripreso a muoversi. Si voleva forse evitare che i magistrati potessero arrivare al vero bersaglio grosso”. Il decreto, in ogni caso, verrà lasciato decadere il 21 luglio. Dopo la caduta del governo, Biondi sarà vicepresidente della Camera, e poi senatore fino al 2008. Con la nascita del Pdl il suo nome viene cancellato dalle liste per il Parlamento. Lui lascia il berlusconismo e torna al passato: nel 2014, insieme a Renato Altissimo e Carlo Scognamiglio, fonda il movimento politico i Liberali.

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