L’aggiornamento del World Economic Outlook del Fondo monetario prevede una contrazione dell'economia mondiale nel 2020 del 4,9%, seguita da una ripresa lenta nel 2021. Tagliata di 3,7 punti percentuali la stima del prodotto interno lordo italiano rispetto ad aprile, peggiora anche l'indebitamento di Roma: 12,7% del pil. Il calo di Spagna e Francia sarà altrettanto profondo, si ferma anche la locomotiva tedesca: -7,8 per cento
Una recessione ancora peggiore di quanto previsto ad aprile: il Fondo monetario internazionale rivede al ribasso le stime sull’andamento dell’economia nel 2020. Il ‘Great Lockdown’ deciso per contenere il coronavirus ha “salvato vite umane ma ha anche innescato la peggiore recessione dalla Grande Depressione”, con l’economia mondiale prevista contrarsi nel 2020 del 4,9%, più di quanto stimato ad aprile. A complicare il quadro è una ripresa più lenta delle attese, con una crescita attesa al 5,4% il prossimo anno. Le stime inserite dal Fmi nell’aggiornamento del World Economic Outlook “implicano una perdita complessiva per l’economia mondiale di oltre 12mila miliardi di dollari” fra il 2020 e il 2021, avverte Gita Gopinath, il capo economista del Fondo.
Le stime peggiori del previsto riguardano anche l’Italia: il Pil quest’anno è previsto contrarsi del 12,8%, ovvero 3,7 punti percentuali in più rispetto al -9,1% della precedente stima. Per il 2021 la crescita è stata rivista al rialzo al +6,3%, 1,5 punti percentuali in più rispetto a quanto previsto ad aprile. Le conseguenze del coronavirus si abbattono anche sul debito pubblico e sul deficit italiani nell’anno in corso. Dopo il 134,8% del 2019 il debito è atteso salire al 166,1% del pil nel 2020, per poi calare al 161,9% nel 2021. Anche le stime del Fmi sull’indebitamento italiano sono peggiorative. Il deficit è atteso al 12,7% del pil quest’anno (8,3% la stima di aprile) e al 7% nel 2021 (3,5% la previsione di aprile). Nel Documento di economia e finanza di aprile il governo aveva previsto un Pil in caduta di 8 punti, un deficit al 10,4% del pil e un debito al 155% del prodotto interno lordo.
La crisi non riguarda solo l’Italia ma tutta Europa: secondo il Fmi l’economia dell’area euro si contrarrà quest’anno del 10,2%, ovvero 2,7 punti percentuali in più rispetto alle stime di aprile. Per il 2021 è invece atteso un rimbalzo: il pil è atteso crescere del 6%, 1,3 punti percentuali in più rispetto ad aprile. Brusca frenata anche per Germania, Francia, Spagna e Gran Bretagna nel 2020. Secondo l’aggiornamento delle stime del Fmi, la locomotiva tedesca si contrarrà quest’anno del 7,8% per poi crescere del 5,4% il prossimo. Il Fondo prevede per la Francia un pil in calo del 12,5% nel 2020 e una crescita del 7,3% nel 2021, mentre per la Spagna si stima -12,8% quest’anno (come per l’Italia) e una crescita del 6,3% nel 2021. Crollo a due cifre anche per il pil della Gran Bretagna, che calerà del 10,2% nel 2020 per salire del 6,3% nel 2021. Debito sopra al 100% per Francia (125,7% nel 2020 e 123,8% nel 2021) e Spagna (123,8% e 124,1%). Le previsione del Fmi stimano infine anche per gli Stati Uniti una contrazione nel 2020 maggiore delle attese, con un pil in calo dell’8% (-2,1 punti rispetto ad aprile) e una ripresa del 4,5% nel 2021 (-0,2 punti).
Parlando di una crisi e di una ripresa “senza precedenti”, il capo economista Gopinath sottolinea anche una “forte incertezza” sulle previsioni: ammettendo che gli oltre 10.000 miliardi di dollari di interventi pubblici a livello mondiale hanno aiutato, il capo economista del Fmi invita la politica a essere vigile e adattarsi alla situszione che si evolve senza perdere di vista il debito pubblico che, a livello globale, è atteso superare il picco del post Seconda Guerra Mondiale. La crisi innescata dal coronavirus è un colpo “catastrofico“anche per il mercato del lavoro mondiale. Lo afferma il Fmi, sottolineando che “alcuni paesi (soprattutto l’Europa) sono riusciti a contenere le ricadute con efficaci piani di breve termine”. Il Fondo quindi cita i dati dell’Organizzazione mondiale del lavoro: il calo delle ore lavorate nel primo trimestre rispetto al quarto trimestre del 2019 equivale alla perdita di 130 milioni di posti di lavoro. Il calo del secondo trimestre equivale a 300 milioni di posti.