Cultura

Coronavirus, la pandemia attraverso gli occhi degli infermieri del più antico ospedale del mondo: il progetto del fotografo Massimo Sestini

La tragedia della pandemia attraverso gli occhi degli infermieri del più antico ospedale del mondo: Santa Maria Nuova a Firenze. Le ha fissate l’obiettivo di Massimo Sestini, il celebre fotoreporter vincitore del World Press Photo nel 2015, e sono esposte nella mostra “Indispensabili infermieri”, allestita da oggi fino a fine dicembre nel corridoio che si affaccia sul Chiostro della Magnolia, e visitabile, nel rispetto delle norme vigenti, unicamente dai sanitari, dai pazienti e dagli utenti dell’ospedale fondato da Folco Portinari, il banchiere padre di Beatrice, la ‘musa’ di Dante Alighieri. Un reportage in 34 stampe di grandi dimensioni che racconta la tragedia della pandemia con il ritmo della cronaca e con la volontà di restituire una dimensione dell’emergenza coronavirus intima e al tempo stesso corale, in cui il punto focale non è chi soffre ma chi aiuta.

Per il grande significato di questa documentazione in presa diretta di uno degli aspetti più toccanti della pandemia, la mostra è visibile a tutti, in edizione multimediale, nella Sala D’Arme di Palazzo Vecchio. Tutte le immagini scorrono sulle pareti della sala in uno scenario fortemente immersivo che restituisce l’intensità degli scatti realizzati da Sestini. Realizzata in coproduzione con il Comune di Firenze, l’esposizione, a ingresso gratuito, è aperta al pubblico fino al 5 luglio, dal lunedì alla domenica (giovedì escluso), con orario 15-20.

La mostra è nata dalla volontà della Fondazione Santa Maria Nuova Onlus di documentare il prezioso lavoro del personale infermieristico proprio in occasione dei 732 anni di vita della struttura che è la più antica al mondo ancora in attività. Tra le sue mura, alla fine del Duecento, le Oblate dettero vita al primo nucleo di suore dedite alla cura delle degenti nella corsia femminile. A loro si ispirò Florence Nightingale, la fondatrice della professione infermieristica moderna che nacque a Firenze esattamente 200 anni fa. E ancora oggi, proprio qui, tre suore Oblate svolgono il ruolo di “ospedaliere”.

Tre le sezioni che compongono la mostra. La prima, con 17 foto, è un vero e proprio reportage in cui si svelano i gesti quotidiani di cura e di assistenza degli infermieri in tutte le sezioni dell’Ospedale, dalle sale operatorie ai reparti più diversi compresi i reparti Covid. Fa parte di questa sezione l’immagine scelta per illustrare il manifesto della mostra: uno scatto in cui è ritratta un’infermiera, con tuta e visiera di protezione, che stringe, sorridendo dolcemente, la mano di un paziente. La seconda sezione, girata invece in una sala di posa, è composta da due foto orizzontali, di due metri per un metro ciascuna, che ritraggono su sfondo nero due gruppi di infermiere e infermieri con la faccia coperta dalla mascherina. Sono invece scoperti i volti dei 15 ritratti individuali che compongono la terza sezione. Nessun nome, nessuna didascalia ad accompagnare la mostra: le immagini parlano da sole, sottolinea l’autore, e non hanno bisogno di alcuna spiegazione. Raccontano la vita e la morte, la fatica fisica e il carico emotivo, la dedizione e la professionalità di una categoria che in questi lunghi mesi ha condiviso con quella medica l’arduo compito di fronteggiare l’emergenza. Per realizzare la mostra, Massimo Sestini, uno dei più acclamati fotoreporter contemporanei, ha trascorso cinque giorni e cinque notti nei reparti Covid di Santa Maria Nuova.