Cultura

‘La più bella’, il libro di Alessio Lasta sui valori della Costituzione, sul coraggio e non solo

“Ci sono mani tese per sfiorare velocemente la tastiera di un computer e spostare somme di denaro da una parte all’altra del mondo, decretando la ricchezza di ristrette oligarchie e la miseria di moltitudini o il fallimento di intere nazioni. Ci sono mani tese ad accumulare denaro con la vendita di armi che altre mani, anche di bambini, useranno per seminare morte e povertà. Ci sono mani tese che nell’ombra scambiano dosi di morte per arricchirsi e vivere nel lusso e nella sregolatezza effimera. Ci sono mani tese che sottobanco scambiano favori illegali per un guadagno facile e corrotto. E ci sono anche mani tese che nel perbenismo ipocrita stabiliscono leggi che loro stessi non osservano.”

La denuncia di Papa Francesco nel messaggio per la quarta Giornata mondiale dei poveri, che si celebrerà il 15 novembre 2020, descrive quella globalizzazione dell’indifferenza di cui Bergoglio iniziò a parlare già nel primo viaggio del suo pontificato, a Lampedusa.

A dare un volto e un nome a tante di quelle storie che rappresentano drammaticamente la cultura dello scarto, anche qui copyright di Francesco, è Alessio Lasta, giornalista e inviato di Piazzapulita in onda su La7. Nel suo libro La più bella (add editore) il cronista scrive:

Abbiamo la Costituzione più bella del mondo ci dicono nelle cerimonie di Stato e nei dibattiti tv, ma alcuni suoi articoli restano, ancora oggi, lettera morta. Dobbiamo fare i conti con la penuria di case popolari, con il taglio agli assegni di cura dei malati gravi, ma anche con i crac delle banche e le truffe ai risparmiatori, con le astuzie degli evasori fiscali e con la tassazione che spreme sempre gli stessi, fino ad arrivare alle morti dei lavoratori senza diritti nelle serre del nord. Eppure c’è un’Italia che resiste.”

Nel volume Lasta si mette in viaggio e incontra donne e uomini che si rimboccano le maniche e lottano per vedere riconosciuti i loro diritti. Ogni storia si chiude con un articolo della Carta disatteso e racconta la strada che ancora c’è da fare. È la piccola storia che chiede il conto alla grande Storia.

Vite di resistenti che con coraggio affrontano attese e solitudine, che non si arrendono di fronte alle mancate risposte, che non cedono al vittimismo. Che sanno che la Costituzione richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Questo reportage sul campo diventa una specie di manifesto perché la nostra Costituzione diventi realmente la più bella.

Il giornalista ricorda, inoltre, il discorso alla città che l’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, tenne il 6 dicembre 2018 nella Basilica di Sant’Ambrogio. In quell’occasione il presule disse che “la Carta costituzionale, in quella prima parte dove formula princìpi e valori fondamentali, non può essere ridotta a un documento da commemorare, né a un evento tanto ideale quanto irripetibile, ma deve continuare a svolgere il compito di riconoscere e garantire ‘i diritti inviolabili dell’uomo’. Queste acquisizioni irrinunciabili sono frutto, come è doveroso ricordare, di tenace dialogo e confronto fra tradizioni di pensiero diverse e tuttavia appassionate del primato del bene comune. Il testo della Costituzione ci ricorda innanzitutto un metodo di lavoro, che vale anche per noi: le differenze si siedono allo stesso tavolo per costruire insieme il proprio futuro”.

Le storie raccontate da Lasta si ricollegano perfettamente alle parole pronunciate da Francesco ai medici e agli infermieri lombardi ricevuti recentemente in Vaticano: “La pandemia – ha detto loro il Papa – ha segnato a fondo la vita delle persone e la storia delle comunità. Per onorare la sofferenza dei malati e dei tanti defunti, soprattutto anziani, la cui esperienza di vita non va dimenticata, occorre costruire il domani: esso richiede l’impegno, la forza e la dedizione di tutti. Si tratta di ripartire dalle innumerevoli testimonianze di amore generoso e gratuito, che hanno lasciato un’impronta indelebile nelle coscienze e nel tessuto della società, insegnando quanto ci sia bisogno di vicinanza, di cura, di sacrificio per alimentare la fraternità e la convivenza civile.”

Non a caso Bergoglio ha aggiunto: “Dio ci ha creato per la comunione, per la fraternità, ed ora più che mai si è dimostrata illusoria la pretesa di puntare tutto su se stessi – è illusorio – di fare dell’individualismo il principio-guida della società. Ma stiamo attenti perché, appena passata l’emergenza, è facile scivolare, è facile ricadere in questa illusione. È facile dimenticare alla svelta che abbiamo bisogno degli altri, di qualcuno che si prenda cura di noi, che ci dia coraggio.”

E in uno Stato laico come l’Italia la Costituzione è la bussola per evitare che la globalizzazione dell’indifferenza abbia la meglio.