Le mafie vogliono mettere le mani sull'intero sistema Paese, indebolito dalla pandemia. Un allarme rilanciato più volte da autorevoli investigatori e magistrati e che adesso viene ribadito dal capo della Polizia: "La pandemia sta offrendo insperate opportunità alla criminalità organizzata. Basti pensare a tutte le aziende che non necessariamente ripartiranno, a tutto il mondo delle strutture ricettive"
Le mafie “potrebbero cannibalizzare i settori in crisi dopo il coronavirus” e “insinuarsi nell’economia legale“. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, conferma i timori legati a quello che proprio nel corso dell’emergenza è stato ribattezzato l’altro virus. Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra vogliono mettere le mani sull’intero sistema Paese, indebolito dalla pandemia: un allarme rilanciato più volte da autorevoli investigatori e magistrati e che adesso viene ribadito dallo stesso Gabrielli. Il capo della Polizia, nel suo intervento in videoconferenza con i vari Paesi aderenti al progetto I-Can (Interpol cooperation against ‘Ndrangheta), spiega che la mafia calabra “punta alla possibilità di entrare nelle società che gestiscono la produzione” di farmaci e vaccini.
“Oggi si parla da un lato del famoso doping finanziario, ossia dell’immissione di capitali che vanno a innervare e rigenerare i settori in crisi. E poi c’è il welfare: in moltissime aree e strati della popolazione italiana le mafie possono rappresentare un welfare alternativo che indebolirebbe il Paese e la democrazia“, spiega Gabrielli.
“Le mafie potrebbero insinuarsi nell’economia legale – prosegue il capo della Polizia – basti pensare a tutte le aziende che non necessariamente ripartiranno, a tutto il mondo delle strutture ricettive che a seguito del lockdown avranno maggiori difficoltà“.
“La pandemia sta offrendo insperate opportunità alla criminalità organizzata. Il Covid per la ‘ndrangheta potrebbe diventare una straordinaria occasione per acquisire nuove aree di mercato. Dobbiamo agire per evitare questa minaccia”, è il monito di Gabrielli. Riguardo ai settori di infiltrazione della ‘ndrangheta nella fase post-Covid, “oggi c’è tutto il tema del sanitario. Pensate solo all’attenzione che c’è per la ricerca di nuovi vaccini, di strutture per l’accoglienza dei pazienti o gli stessi dpi. Oltre ai vaccini, c’è tutta la partita sui farmaci per curare le malattie, alcuni valgono più dell’oro“.
Secondo Gabrielli, “nel post emergenza la minaccia mafiosa potrebbe esplodere con una forza immane“. Il capo della Polizia ha spiegato che l’”onda d’urto” potrebbe finanziare illegalmente le imprese e le misure contro la crisi “potrebbero non essere in grado di far fronte” a tutte le necessità. In questo momento di difficoltà la ‘ndrangheta “potrebbe insinuarsi nelle gare pubbliche e nelle compagini societarie“.
Un quadro che era già stato tratteggiato nel dettaglio il 9 maggio scorso nel rapporto dell’Organismo di Monitoraggio delle infiltrazioni criminali sull’emergenza Covid. Si tratta dell’organismo voluto proprio dal capo della Polizia – e presieduto dal vice Vittorio Rizzi – per monitorare le attività criminali durante il lockdown, ma anche nel periodo successivo. Per Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra “le difficoltà economiche del settore turismo e ristorazione rappresentano i momenti maggiormente privilegiati per reinvestire danaro. La preoccupazione maggiore è il ricorso al credito parallelo e la possibilità di entrare nella disponibilità delle attività economiche senza figurare”, si legge nel dossier.
Allerte diventate reali con l’operazione di inizio maggio della Guardia di Finanza coordinata dalla procura di Palermo che ha portato all’arresto di 91 tra boss, gregari, estorsori, prestanome e colletti bianchi. Nelle carte, il gip Morosini spiega come “la crisi determinata dal Covid-19 potrebbe portare certi gruppi criminali particolarmente duttili ad esplorare anche comparti meno battuti che possono ora diventare molto redditizi“. L’altro virus è pronto a insinuarsi tra le macerie prodotte dal primo virus, il Covid-19.