“Abbiamo risolto brillantemente con un ricamino… ci siamo inventati una lettera…e così abbiamo concordato per me 1500… zona vincolata… abuso edilizio…aveva fatto impiccio, me sò inventato delle cose… bisogna essere come si dice dal punto di vista del procuratore di Roma esperti del male per concepire una cosa di questo tipo …una mente perversa”. È la “filosofia” da tangentaro intercettato nell’ambito dell’indagine della procura di Roma che ha portato all’arresto di sei persone – tutte ai domiciliari – da parte dei carabinieri della compagnia di Roma Eur. A parlare è il funzionario del Comune di Roma che aveva incassato il plauso di uno dei presenti: “ah quindi bravissimo, è da galera questa cosa“.
Cuore dell’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Nadia Plastina – l’approvazione delle pratiche di condono in cambio di tangenti per cui, a vario titolo, vengono contestati la corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, la corruzione di persona incaricata di pubblico servizio, la truffa e falsa attestazione e certificazione. Le irregolarità nella trattazione delle pratiche di condono edilizio, stando agli inquirenti, erano commesse da quattro dipendenti della società “Risorse per Roma spa”, che ha in appalto dal comune capitolino la gestione dell’Ufficio Condono, d’accordo con un funzionario del Comune e un geometra, libero professionista: insieme favorivano alcuni privati assicurandosi che le loro pratiche di condono venissero approvate. In cambio, ovviamente, di denaro per centinaia di migliaia di euro.
Quello che è emerso è un sistema collaudato, fatto di impiegati pubblici che richiedevano indebiti compensi in denaro ai privati che avevano in pendenza l’istruttoria di istanze di condono di immobili, promettendo loro di aggirare così la trafila burocratica e manovrando a loro piacimento le richieste per sanare violazioni edilizie e regolarizzare immobili abusivi. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno individuato le pratiche che erano state oggetto di corruzione e sono riusciti a ricostruire le responsabilità dei singoli indagati, definendo l’organizzazione un “sistema consolidato da diverso tempo che agiva con spregiudicata determinazione, stabilmente asserviti all’interesse privatistico attraverso il sistematico ricorso ad atti contrari ai doveri di ufficio”.
A far scattare le indagini, cominciate nel settembre del 2016, è stato un funzionario della società “Risorse per Roma spa”, in servizio all’ufficio Condono Edilizio, che ha denunciato di aver ricevuto uno scritto anonimo contenente esplicite minacce nei suoi riguardi. L’uomo ricollegava l’evento alla sua attività professionale, in particolare al fatto di aver riscontrato anomalie amministrative su diverse pratiche afferenti ai condoni di unità immobiliari.
“Una corruzione sistematica. I fatti contestati sono allarmanti per la consolidata abitualità che esprime la pervasività che li caratterizza. Sono sintomatici della spiccata propensione e disinvoltura, della callidità e navigata esperienza di tutti i protagonisti nell’aggirare e aggiustare pratiche e procedure pubbliche – scrive il giudice Claudio Carini – Una azione sotterranea di inquinamento della gestione che si vorrebbe efficiente ed imparziale di interessi generale da parte degli enti a ciò preposti. Le modalità delle condotte – conclude il gip – sono rivelatrici di un concreto, intenso ed attuale pericolo di recidiva specifica che rende necessaria la misura degli arresti domiciliari”. I carabinieri hanno notificato il decreto di sequestro dei conti correnti di alcuni degli indagati per un valore di 455.000 euro.
Giustizia & Impunità
Roma, tangenti per agevolare pratiche di condono: 6 arresti, tra loro funzionario del Comune. “Bisogna essere esperti del male”
Dalle indagini, coordinate dalla Procura di Roma, sono emerse irregolarità nella trattazione delle pratiche di condono edilizio. Sotto accusa quattro dipendenti della Società "Risorse per Roma spa", che ha in appalto dal comune capitolino la gestione dell’Ufficio Condono, d'accordo con un funzionario del comune di Roma e un geometra, libero professionista
“Abbiamo risolto brillantemente con un ricamino… ci siamo inventati una lettera…e così abbiamo concordato per me 1500… zona vincolata… abuso edilizio…aveva fatto impiccio, me sò inventato delle cose… bisogna essere come si dice dal punto di vista del procuratore di Roma esperti del male per concepire una cosa di questo tipo …una mente perversa”. È la “filosofia” da tangentaro intercettato nell’ambito dell’indagine della procura di Roma che ha portato all’arresto di sei persone – tutte ai domiciliari – da parte dei carabinieri della compagnia di Roma Eur. A parlare è il funzionario del Comune di Roma che aveva incassato il plauso di uno dei presenti: “ah quindi bravissimo, è da galera questa cosa“.
Cuore dell’inchiesta – coordinata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e del sostituto Nadia Plastina – l’approvazione delle pratiche di condono in cambio di tangenti per cui, a vario titolo, vengono contestati la corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, la corruzione di persona incaricata di pubblico servizio, la truffa e falsa attestazione e certificazione. Le irregolarità nella trattazione delle pratiche di condono edilizio, stando agli inquirenti, erano commesse da quattro dipendenti della società “Risorse per Roma spa”, che ha in appalto dal comune capitolino la gestione dell’Ufficio Condono, d’accordo con un funzionario del Comune e un geometra, libero professionista: insieme favorivano alcuni privati assicurandosi che le loro pratiche di condono venissero approvate. In cambio, ovviamente, di denaro per centinaia di migliaia di euro.
Quello che è emerso è un sistema collaudato, fatto di impiegati pubblici che richiedevano indebiti compensi in denaro ai privati che avevano in pendenza l’istruttoria di istanze di condono di immobili, promettendo loro di aggirare così la trafila burocratica e manovrando a loro piacimento le richieste per sanare violazioni edilizie e regolarizzare immobili abusivi. Nel corso delle indagini, i carabinieri hanno individuato le pratiche che erano state oggetto di corruzione e sono riusciti a ricostruire le responsabilità dei singoli indagati, definendo l’organizzazione un “sistema consolidato da diverso tempo che agiva con spregiudicata determinazione, stabilmente asserviti all’interesse privatistico attraverso il sistematico ricorso ad atti contrari ai doveri di ufficio”.
A far scattare le indagini, cominciate nel settembre del 2016, è stato un funzionario della società “Risorse per Roma spa”, in servizio all’ufficio Condono Edilizio, che ha denunciato di aver ricevuto uno scritto anonimo contenente esplicite minacce nei suoi riguardi. L’uomo ricollegava l’evento alla sua attività professionale, in particolare al fatto di aver riscontrato anomalie amministrative su diverse pratiche afferenti ai condoni di unità immobiliari.
“Una corruzione sistematica. I fatti contestati sono allarmanti per la consolidata abitualità che esprime la pervasività che li caratterizza. Sono sintomatici della spiccata propensione e disinvoltura, della callidità e navigata esperienza di tutti i protagonisti nell’aggirare e aggiustare pratiche e procedure pubbliche – scrive il giudice Claudio Carini – Una azione sotterranea di inquinamento della gestione che si vorrebbe efficiente ed imparziale di interessi generale da parte degli enti a ciò preposti. Le modalità delle condotte – conclude il gip – sono rivelatrici di un concreto, intenso ed attuale pericolo di recidiva specifica che rende necessaria la misura degli arresti domiciliari”. I carabinieri hanno notificato il decreto di sequestro dei conti correnti di alcuni degli indagati per un valore di 455.000 euro.
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Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
Roma, 7 mar. (Adnkronos) - Esperti e stakeholder del settore energetico si sono riuniti ieri mattina a Key, in occasione del convegno 'Accelerating Sustainable Electrification: Key to Economic and Social Development on the African Continent' curato da Res4Africa Foundation, per parlare del ruolo fondamentale dell'elettrificazione nella trasformazione socioeconomica dell'Africa. Con una popolazione prevista di 2,5 miliardi entro il 2050, il continente deve prepararsi per affrontare una crescente domanda di energia, che richiede soluzioni urgenti e sostenibili.
La conferenza, organizzata in due panel, ha evidenziato la necessità di uno sviluppo di energia rinnovabile su larga scala, di modernizzazione delle reti elettriche e di investimenti in soluzioni per l’accumulo di energia, in modo da garantire l'accesso universale a un'elettricità affidabile, sicura e conveniente.
Oltre alle discussioni, le delegazioni africane presenti hanno avuto l'opportunità di esplorare le soluzioni innovative presenti a Key, rafforzando ulteriormente le collaborazioni pubblico-private volte all'elettrificazione sostenibile.
“I porti e le infrastrutture costiere rivestono un ruolo fondamentale per lo sviluppo dei progetti di energia rinnovabile offshore, poiché rappresentano il punto di partenza e di supporto logistico per la costruzione, l'installazione e la manutenzione degli impianti”. È quanto ha dichiarato ieri mattina Fulvio Mamone Capria, presidente di Aero, Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore, al termine del convegno 'Portualità, logistica, trasporti e filiera industriale per l’eolico offshore in Italia'.
I porti sono destinati a diventare sempre di più hub dell’energia, capaci di garantire l'efficienza e la sostenibilità delle operazioni, ma anche di favorire l'innovazione tecnologica e il coordinamento delle attività tra i diversi attori del settore. “L'adeguamento e il potenziamento delle infrastrutture portuali sono determinanti per ridurre i costi e migliorare la competitività delle energie rinnovabili marine, rendendo i progetti più scalabili e accessibili”, ha continuato Mamone.
Il decreto ministeriale sui porti permetterà di semplificare gli investimenti e incentivare la creazione di un'infrastruttura solida e ben collegata.
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
(Adnkronos) - Stefano Conti è un uomo libero. L'Adnkronos può rivelare che al processo a Panama City sono cadute tutte le accuse. Raggiunto al telefono, Andrea Di Giuseppe, il parlamentare di Fratelli d'Italia eletto nella Circoscrizione Centro e Nord America, festeggia il risultato raggiunto dopo oltre due anni: "Dieci minuti fa ho parlato con il padre, si è commosso alla notizia che Stefano era finalmente stato prosciolto. Ha passato oltre 400 giorni in una delle peggiori galere del mondo, un luogo che non si riesce neanche a immaginare, e senza nessuna condanna, ma solo per una carcerazione preventiva in attesa di un processo che sembrava non arrivare mai. Ma insieme alla Farnesina e all'ambasciata, ho fatto di tutto per fargli ridurre la misura cautelare e farlo stare in una condizione meno disumana. L'anno scorso siamo riusciti a fargli avere i domiciliari, oggi la notizia più bella. Una grande vittoria per il nostro Paese".
Stefano Conti è un trader brianzolo di 40 anni, che per oltre due anni è stato accusato di tratta di esseri umani a scopo sessuale. Rischiava una condanna fino a 30 anni di reclusione, nonostante le presunte vittime avessero ritrattato le accuse, sostenendo di aver subito pressioni dalla polizia panamense.
Conti ha anche pubblicato un libro intitolato 'Ora parlo io: 423 giorni nell'inferno di Panama', in cui racconta la sua esperienza nel carcere panamense e ribadisce la sua innocenza. Il libro è uscito a dicembre scorso, in attesa dell'inizio del processo.
Andrea Di Giuseppe ha partecipato alle udienze preliminari, "non per influire sul merito della vicenda", spiega all'Adnkronos, ma per fargli avere il giusto processo che qualunque essere umano merita. Ho coinvolto la comunità italiana, ho parlato con i politici panamensi, sono stato accanto a lui davanti al giudice, per far capire al sistema giudiziario che quell'uomo non era solo, ma aveva accanto a sé il suo Paese”.
Conti "rimarrà ancora a Panama fino al 4 aprile, per motivi burocratici, ma appena avrà tutti i documenti in ordine potrà tornare in Italia", aggiunge il deputato italiano. Che non ha finito quella che è diventata una sorta di missione. "Dopo aver aiutato a liberare i due italiani in Venezuela, e dopo il più famoso caso di Chico Forti, il prossimo per cui mi impegnerò è l'ingegner Maurizio Cocco, rinchiuso in Costa d’Avorio da oltre due anni. Ne sentirete parlare presto". Sì perché gli italiani rinchiusi all'estero sono circa duemila, "e molti di questi sono in stato di carcerazione preventiva. Dei conti di Montecristo dimenticati da tutti. Ma ora il nostro governo, grazie anche all'azione dei sottosegretari agli Esteri Silli e Cirielli, e ovviamente all'attivismo della premier Meloni, sta finalmente affrontando questi casi. Non sono più dei fantasmi, ma dei nostri connazionali che devono poter avere tutta l'assistenza legale, politica e umana che possiamo dargli. È solo l'inizio. L'Italia sta contando e pesando di più nel mondo", conclude Di Giuseppe. (Di Giorgio Rutelli)
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Più che le conclusioni del Consiglio europeo sembrano un bollettino di guerra, con i nostri governanti che, in un clima di ubriacatura collettiva, programmano una spesa straordinaria di miliardi su miliardi per armi, missili e munizioni. E la premier Meloni cosa dice? 'Riarmo non è la parola adatta' per questo piano. Si preoccupa della forma e di come ingannare i cittadini. Ma i cittadini non sono stupidi! Giorgia Meloni come lo vuoi chiamare questo folle programma che, anziché offrire soluzioni ai bisogni concreti di famiglie e imprese, affossa l’Europa della giustizia e della civiltà giuridica per progettare l’Europa della guerra?". Lo scrive Giuseppe Conte sui social.
"I fatti sono chiari: dopo 2 anni e mezzo di spese, disastri e fallimenti in Ucraina anziché chiedere scusa agli italiani, Meloni ha chiesto a Von der Leyen di investire cifre folli in armi e spese militari dopo aver firmato sulla nostra testa a Bruxelles vincoli e tagli sugli investimenti che ci servono davvero su sanità, energia, carovita, industria e lavoro. Potremmo trovarci a spendere oltre 30 miliardi aggiuntivi sulle armi mentre ne mettiamo 3 scarsi sul carobollette".
"Stiamo vivendo pagine davvero buie per l’Europa. I nostri governanti, dopo avere fallito con la strategia dell’escalation militare con la Russia, non hanno la dignità di ravvedersi, anzi rilanciano la propaganda bellica. La conclusione è che il blu di una bandiera di pace scolora nel verde militare. Dai 209 miliardi che noi abbiamo riportato in Italia dall'Europa per aziende, lavoro, infrastrutture, scuole e asili nido, passiamo a montagne di soldi destinati alle armi".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - "Much appreciated". Lo scrive Elon Musk su X commentando un post in cui si riporta la posizione della Lega e di Matteo Salvini sul ddl Spazio e Starlink. Anche il referente in Italia del patron di Tesla, Andrea Stroppa, ringrazia via social Salvini: "Grazie al vice PdC Matteo Salvini per aver preso posizione pubblicamente".
Roma, 6 mar. (Adnkronos) - Gianfranco Librandi, presidente del movimento politico “L’Italia c’è”, ha smentito categoricamente le recenti affermazioni giornalistiche riguardanti una presunta “coalizione di volenterosi” per il finanziamento di Forza Italia. Librandi ha dichiarato: “Sono tutte fantasie del giornalista. Smentisco assolutamente di aver parlato di una coalizione di volenterosi che dovrebbero contribuire al finanziamento del partito”.