È prevista la realizzazione di un vasto progetto di riconversione industriale e di sviluppo produttivo dell’area, un polo industriale con oltre 400 occupati, che punterà sull'attività siderurgica “a freddo”, che sarà gestita dal gruppo Arvedi, e su una piattaforma logistica collegata gestita da Icop-Plt. Patuanelli: "La tutela di tutti i lavoratori è un punto fondamentale". Fiom: "Vogliamo vedere accordi scritti su tutele occupazionali"
È stato firmato l’accordo di programma che proverà a dare un futuro alla zona in cui sorgeva l’altoforno della Ferriera di Servola, a Trieste, spento ad aprile dopo 123 anni, con l’idea di far nascere al suo posto un polo logistico e comincerà a ridisegnare l’area industriale del capoluogo giuliano. L’intesa è stata siglata dal gruppo Arvedi, gli imprenditori lombardi proprietari dell’acciaieria, Icop spa-Plt (Piattaforma Logistica Trieste) e le parti pubbliche.
È prevista la realizzazione di un vasto progetto di riconversione industriale e di sviluppo produttivo dell’area, un polo industriale con oltre 400 occupati, che punterà sull’attività siderurgica “a freddo”, che sarà gestita dal gruppo Arvedi, e su una piattaforma logistica collegata gestita da Icop-Plt. Dove si trovava l’area “a caldo” della Ferriera sorgerà un polo logistico, che si avvarrà anche di un nuovo snodo ferroviario e dall’ampliamento della banchina portuale.
Le parti pubbliche erano rappresentate dai ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente, delle Infrastrutture e Trasporti, dall’Agenzia Nazionale per le politiche attive del Lavoro, dall’Agenzia del Demanio, dall’Autorità di Sistema Portuale del mare Adriatico orientale, dalla Regione Friuli-Venezia Giulia e dal Comune di Trieste.
Quache giorno prima della firma, il ministro dello Sviluppo Economico aveva coordinato un incontro a cui, oltre alle parti private, erano presenti anche il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga, gli assessori regionali Alessia Rosolen e Fabio Scoccimarro, il sindaco Roberto Dipiazza e il Commissario dell’Autorità portuale, Mario Sommariva. Il ministro aveva comunicato di aver ricevuto dall’amministratore delegato di Fincantieri Giuseppe Bono la disponibilità del gruppo, anche coinvolgendo aziende fornitrici, ad assorbire lavoratori in esubero rispetto alle attività previste dal piano di chiusura dell’area a caldo della Ferriera.
La Regione si è impegnata a sostenere la ricollocazione attraverso un percorso di formazione, per favorire la riqualificazione nella cantieristica e nella logistica. “La tutela di tutti i lavoratori della Ferriera di Servola – ha dichiara il ministro Patuanelli – è un punto fondamentale dell’accordo di programma frutto di un grande lavoro di squadra. Abbiamo portato avanti un percorso intenso e costruttivo, per garantire al territorio della Città di Trieste e a tutta la Regione Friuli Venezia Giulia uno sviluppo industriale che tenga conto delle esigenze ambientali, sociali e occupazionali di cittadini, imprese e lavoratori”.
“La Regione – dichiara Fedriga – esprime soddisfazione per aver visto accogliere le proprie richieste di tutela dei lavoratori, sia attraverso le attività di smantellamento e bonifica che in virtù della disponibilità e delle ricadute occupazionali del piano industriale di Icop. Non solo è garantita la tutela dei livelli occupazionali, ma ci sono prospettive di sviluppo che porteranno alla creazione di nuovi posti di lavoro”. Il 5 giugno i lavoratori aderenti a Fiom-Cgil – che a dicembre non aveva firmato l’accordo – avevano protestato davanti alla sede della Regione Friuli Venezia Giulia, preoccupati per il destino occupazionale di 168 lavoratori poiché l’accordo di programma, secondo la Fiom, non vincola e impegna i livelli occupazionali.
Il segretario dei metalmeccanici Cgil Marco Relli: “Prendiamo atto favorevolmente di quello che viene dichiarato, anche se al momento non abbiamo visto nessun accordo. Però da sindacalista mi aspetto un impegno scritto sui livelli di occupazione e sul mantenimento dei livelli contrattuali. Anche perché il gruppo Arvedi riceve fondi pubblici per un totale di 90 milioni di euro, 35 a Cremona e 55 a Trieste”.