La lettera, firmata tra gli altri dai dem Chiara Gribaudo e Tommaso Nannicini, dalla deputata M5s Jessica Costanzo, da Stefano Fassina e Nicola Fratoianni di Leu, descrive lo stallo delle politiche attive proprio mentre servono "risposte alle centinaia di migliaia di italiani che hanno perso il lavoro a causa della pandemia". E ricorda "lo scandalo relativo ai rimborsi percepiti" dal presidente, 160mila euro in un anno non rendicontati, che ha causato "un danno di immagine considerevole per il governo"
Non c’è più solo Italia viva a chiedere che Mimmo Parisi lasci la presidenza dell’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro. Un gruppo di parlamentari Pd, Leu e M5s ha scritto al premier Giuseppe Conte lamentando lo stallo dell’ente che dovrebbe dare “risposte alle centinaia di migliaia di italiani che hanno perso il lavoro a causa della pandemia“, lo “scandalo relativo ai rimborsi percepiti” dal professore italoamericano per lo svolgimento del suo incarico – 160mila euro in un anno, tra cui 70mila per voli in business class tra Italia e Usa – e il conflitto di interessi tra la carica che ha in Italia e il ruolo ricoperto alla Mississipi University. La missiva, firmata dai dem Chiara Gribaudo, Carla Cantone, Romina Mura e Tommaso Nannicini, dalla deputata M5s Jessica Costanzo, da Stefano Fassina e Nicola Fratoianni di Leu dalla ex 5 Stelle Veronica Giannone e da Annamaria Parente di Iv, si conclude con la richiesta di “adottare quanto prima gli idonei provvedimenti volti a ripristinare il corretto funzionamento dell’Agenzia e dei suoi organi statutari”. E garantire “l’approvazione immediata di un piano di emergenza delle politiche attive”. Una esplicita richiesta di allontanare Parisi non c’è, ma è la diretta conseguenza.
“Nel mezzo della crisi economica più grave che il Paese ricordi dal dopoguerra”, scrivono i parlamentari nella lettera di cui ha dato conto Repubblica mentre Linkiesta l’ha pubblicata integralmente, Anpal e Anpal Servizi sono “totalmente bloccate e inconcludenti rispetto alle risposte che devono dare” a chi ha perso il lavoro o lo perderà nei prossimi mesi dopo la fine del blocco dei licenziamenti. Il piano industriale del presidente è stato “giudicato insufficiente e respinto per ben tre volte dal cda dell’agenzia”. Fatto “tanto più grave se si pensa che dal piano dipende la definitiva attuazione delle misure del Reddito di cittadinanza, varate oltre un anno fa; l’attuazione della piattaforma di incrocio fra domanda e offerta di lavoro, ancora assente nonostante il governo avesse assegnato specificamente 25 milioni di reddito alla sua realizzazione; nonché l’operatività dei cosiddetti “navigator””.
Al piano industriale è collegata anche “una confusa e incerta programmazione della stabilizzazione dei 654 precari” di Anpal servizi che “in molti casi vedranno scadere i loro contratti nel mese di luglio” nonostante siano stati in questi anni “il vero braccio operativo dell’agenzia“, “un patrimonio di competenze di cui qualsiasi politica attiva non può fare a meno” e che sono in attesa di una stabilizzazione “esplicitamente finanziata e indicata dal Parlamento stesso attraverso la legge 128/2019, che per altro non vincola le stabilizzazioni di tutto il bacino dei precari “storici” all’approvazione del Piano industriale”.
Infine c’è lo “scandalo relativo ai rimborsi percepiti” da Parisi, chiamato da Luigi Di Maio alla guida di Anpal, per lo svolgimento del suo incarico, che ha causato “un danno di immagine considerevole per il governo e le istituzioni in genere”. Importi che secondo la direttrice generale di Anpal non sono mai stati rendicontati. A cui si aggiunge il nodo dell’incompatibilità tra l’incarico di Parisi nell’ateneo del Mississipi, dove stando a documenti in possesso del ministero del Lavoro è “senior advisor for European development in Italy and Europe”, e quello di presidente Anpal, che per statuto non può coesistere con altri rapporti di lavoro subordinato pubblico o provato che possa entrare in conflitto con gli scopi e i compiti di Anpal.