Il titolare dell'Ambiente ha commentato i nuovi obiettivi europei per cercare di rispettare gli Accordi di Parigi. E confermato che è necessario adeguare il nuovo Piano nazionale integrato per l'energia. In arrivo anche una legge sull'economia circolare
Nell’ambito del Green Deal europeo nel piano 2030 per il clima e l’energia “il 55% in meno di emissioni fossili delineato, penso sia una buona mediazione europea ma è chiaro che deve seguire un nuovo Pniec (Piano Nazionale Integrato Energia Clima)”. Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, nel suo intervento in occasione della maratona ‘Green Deal per l’Italia’, confronto organizzato dalla Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, in diretta su RaiPlay, ha spiegato la sua posizione sul piano, entrando nel dettaglio rispetto a quanto aveva detto a inizio anno, dopo la pubblicazione da parte del Mise del testo inviato alla Commissione europea. “Vive in funzione degli obiettivi prefissati nella legislatura passata – aveva detto – quando cambierà la declinazione europea e ci darà un target più alto, noi rigenereremo il Pniec e alzeremo l’ambizione”. E oggi è chiaro più che mai. Bisogna alzare l’asticella del Pniec puntando ad obiettivi di decarbonizzazione più ambiziosi, in particolare passando dal previsto “taglio del 40% al 2030 del cosiddetto fossile, sostituito con le energie rinnovabili” ad un target “che oggi ritengo si possa ragionevolmente attestare sul 55% entro il 2030”. “Questa occasione unica e irripetibile, figlia di una tragedia – ha aggiunto – non facciamola diventare una seconda tragedia non salendo su questo treno che ci può portare verso una normalità diversa, una normalità green”.
LA DECARBONIZZAZIONE – Il ministro ha ricordato che l’Italia ha un orizzonte già definito della decarbonizzazione al 2050. “Per arrivare a quel traguardo – ha detto – bisogna passare attraverso una serie di step intermedi, e attraverso il decennio 2020-2030 considerato, per le scelte che faremo ora, il momento topico per camminare lungo la via che ci porta alla normalità green”. Uno degli elementi fondamentali è lo sviluppo delle energie rinnovabili. Ed è qui che entra gioco il Pniec. Il taglio del 40% al 2030 del fossile “non è più in linea con l’accordo Parigi, perché se vogliamo arrivare a una normalità nuova va ridisegnato il quadro delle rinnovabili e il passaggio verso la decarbonizzazione”. Diversi gli studi che arrivano a questa conclusione, disegnando scenari molto più ambiziosi. Già a dicembre 2019, nella settimana di apertura della COP25 di Madrid, Legambiente aveva presentato la Roadmap per anticipare la decarbonizzazione, ipotizzando già entro il 2030 una riduzione delle emissioni climalteranti del 60%. Più recentemente, in occasione degli Stati generali dell’economia, Greenpeace Italia ha presentato uno studio commissionato all’Institute for Sustainable Future di Sydney (ISF), che ha delineato due scenari per raggiungere gli obiettivi ambientali, uno con il traguardo di emissioni zero dell’Italia al 2040, uno con una decarbonizzazione totale al 2050 e nel quale si spiega che solo quest’ultimo programma permetterebbe di rispettare gli accordi di Parigi.
DOVE STIAMO ANDANDO – Per Costa il passaggio alle energie rinnovabili avviene concretamente attraverso la legge europea, presentata il 4 marzo 2020 “e che prevede un target diverso dal 40%” e che “oggi ritengo si possa attestare sul 55% entro il 2030”. “Una visione ambiziosa – ha aggiunto – se fosse più ambiziosa sarebbe meglio, ma bisogna fare ciò che è possibile e non ciò che è desiderabile. Un 55% rappresenta una buona mediazione europea, e se questo diventa il nuovo target allora ci sarà un nuovo Pniec per dare concretezza”. Entro luglio, poi, il Parlamento dovrebbe approvare il decreto legislativo sul pacchetto economia circolare, “oggi alle Camere per le osservazioni, che ci siamo già impegnati a recepire” e che diventerà norma dello Stato.
GLI ALTRI FRONTI – Il ministro dell’Ambiente ha affrontato anche altri temi, dall’efficientamento energetico al dissesto idrogeologico. Il 79% circa del territorio italiano è fortemente fragile. “Abbiamo negoziato – ha aggiunto Costa – insieme con il ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, un nuovo piano fondi di Sviluppo e Coesione 2021-2027 che vedrà al centro il dissesto idrogeologico”. Si negozia per una cifra che si aggira intorno ai 4 miliardi solo per il dissesto. “Dobbiamo immaginare un’urbanizzazione diversa, non basata sul cemento – ha spiegato – e da qui nasce il piano di riforestazione urbana, che è già legge dello Stato (legge Clima) e il concetto del 110% del super ecobonus’ che serve a invogliare il cittadino a fare efficientamento energetico nel proprio condominio e nella propria abitazione. “Significa da una parte cambiare l’efficientamento energetico delle case – ha aggiunto il ministro – sapendo che oltre il 75% di questi fabbricati oggi non sono efficienti dal punto vista energetico, e dall’altra ottenere che sia più conveniente rigenerare che costruire e arginare così, fino alla norma sul consumo del suolo, la nuova cementificazione”.