Il presidente dell'Ance Gabriele Buia parla di "furto di liquidità ai danni delle imprese" e chiede di "ritirare la proroga dimostrando che lo Stato non è nemico delle imprese e che non si fa cassa a scapito del sistema produttivo del Paese". Il capo politico del M5s Crimi: "Preoccupazioni comprensibili, questo meccanismo ha contribuito a ridurre l'evasione ma grazie ad altri strumenti messi in campo a mio parere non è più necessario"
Il Movimento 5 Stelle si schiera con l’associazione nazionale dei costruttori contro la proroga per tre anni dello split payment, il meccanismo contabile che prevede il versamento dell’Iva da parte della pubblica amministrazione direttamente all’erario senza passare per le casse dei fornitori per ridurre l’evasione. Un “furto di liquidità ai danni delle imprese”, secondo il presidente dell’Ance Gabriele Buia. E, dopo una prima apertura arrivata dalla vice ministra dell’Economia Laura Castelli, oggi hanno preso posizione per l’abolizione dello split payment anche il capo politico del Movimento 5 Stelle Vito Crimi e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli. Ma nel frattempo la Commissione Ue si è già espressa a favore della proroga chiesta dal Tesoro: ora manca solo il pronunciamento del Consiglio europeo.
Per Buia “qualcuno sta giocando col fuoco: mentre attendiamo ancora di capire come si vuole rilanciare il Paese si fa di tutto per impoverirlo“, accusa il numero uno dell’associazione dei costruttori. Che parla di “un gravissimo danno sociale ed economico, migliaia le imprese che chiuderanno e i posti di lavoro che si perderanno“. Il punto, secondo l’Ance, è che “gli effetti benefici dell’obbligatorietà della fatturazione elettronica sul recupero dell’evasione dimostrano ormai l’assoluta inutilità dello split payment, strumento nato solo per scaricare sulle imprese le inefficienze della macchina pubblica nel fare i controlli“. Ma “noi questa volta non ci stiamo. Stiamo lavorando a un controrapporto, analogamente a quanto facemmo sui ritardati pagamenti, da mandare alla Ue per dimostrare che i tempi dei rimborsi non sono quelli dichiarati dal Governo”, afferma Buia.
Secondo gli ultimi dati della Commissione Ue, infatti, l’Italia è fanalino di coda nel rimborso dei crediti Iva con una media di 63 settimane, 440 giorni, contro la media europea di 16 settimane, eppure il governo parla di soli 74 giorni. “E’ una presa in giro”, dice senza mezzi termini Buia. ”Questo conteggio è falsato perché parte dalla richiesta di rimborso del credito Iva, cioè in media 3 mesi e mezzo dopo che le imprese non ricevono l’Iva. Quindi i 74 giorni sono solo un pezzo del tempo di attesa! Chiediamo dunque a quegli esponenti del Governo e a tutte le forze politiche che si sono espressi più volte pubblicamente contrari alla proroga di ritirarla, dimostrando che lo Stato non è nemico delle imprese e che non si fa cassa a scapito del sistema produttivo del Paese soprattutto in questo drammatico momento”.
Poco dopo è arrivata la nota di Crimi: “Le preoccupazioni manifestate da Ance rispetto alla eventuale proroga dello split payment sono comprensibili e mi trovano d’accordo. Quello in questione è uno strumento che ha certamente contribuito a ridurre notevolmente l’evasione ma che oggi, grazie ad altri strumenti messi nel frattempo in campo, a mio parere non è più necessario“. Questo perché “stiamo attraversando una fase tremendamente difficile e il sostegno alla liquidità, seppur temporanea, nelle casse delle aziende, costituisce una boccata di ossigeno alla quale adesso non possiamo rinunciare”. E anche per Patuanelli è “giusto abolire lo split payment, specialmente ora a seguito dell’introduzione della fatturazione elettronica”.