A Radio Capital va in scena un duetto memorabile. Da un lato l’ultima provocazione sull’annientamento dei generi dell’autrice di Accabadora e dall’altra il conformismo granitico della vulgata generale psichiatrica. Due estremi che non potrebbero mai incrociarsi e cha a malapena si sfiorano
“I maschi non giocano con le bambole perché non gliele diamo”. Michela Murgia fa andare su tutte le furie lo psichiatra Raffaele Morelli che sbatte giù il telefono e lascia la diretta. A Radio Capital va in scena un duetto memorabile. Da un lato l’ultima provocazione sull’annientamento dei generi dell’autrice di Accabadora e dall’altra il conformismo granitico della vulgata generale psichiatrica. Due estremi che non potrebbero mai incrociarsi e cha a malapena si sfiorano. Comincia la Murgia in studio con riferimento alle frasi sessiste di Morelli: “In queste ore si sta discutendo di una frase detta da lei a proposito delle donne che sono regine della forma e suscitano il desiderio e guai se non fosse così. Gliela cito testualmente: se una donna esce di casa e gli uomini non le mettono gli occhi addosso deve preoccuparsi”. Morelli precisa: “Era inserita in un contesto più ampio. Oggi c’è questo modo di prendere una frase…”. Murgia interrompe: “Se vuole leggo per esteso: “puoi fare l’avvocato e il magistrato e ottenere tutto il successo che vuoi, ma il femminile in una donna è la base su cui avviene il processo. Il femminile è il luogo che trasmette il desiderio se le donne non si sentono a proprio agio con il proprio vestito tornano a casa a cambiarsi. Noi uomini siamo più unilaterali la donna invece è la regina della forma, la donna suscita il desidero guai e se non fosse così”. È sufficiente come contesto?”. Morelli che ha intervallato la lettura della Murgia con dei “certamente”, “è vero”, “è vero”, prende fiato e riannoda con fatica il filo del discorso: “Il femminile è la radice, no?”. Murgia in tackle scivolato: “Di cosa?”. Morelli di nuovo pimpante: “In una donna il femminile è la radice. È presente alle basi dell’essere già agli albori, è un dato ontologico, le bambine giocano con le bambole fin dagli albori”. Apriti cielo. Probabilmente Morelli non conosce la Murgia e finisce nella trappola tesa con grande abilità retorica più che da scrittrice da cronista investigativa: “I maschietti non giocano con le bambole? Perché non gliele diamo. Se gliele diamo magari ci giocano”. A quel punto il confronto diventa bagarre. Morelli: “Ascolta, i maschi non giocano anche se gliele diamo”. Murgia: “E con cosa giocano i bimbi maschi?”. Lo psichiatra esce dal ruolo formale: “Sei qui per fare domande cretine o per farmi domande intelligenti?”. La scrittrice la butta sulla forma: “Se le do del lei, mi dia del lei anche lei, non parla con una bambina”, e lo psichiatra minaccia: “Se lei fa domande per fare polemiche e non posso parlare vado via”. Quindi spiega: “I codici del femminile sono antichissimi, primordiali, siccome il femminile è la base della crescita e dello sviluppo in ogni donna, se il femminile viene soffocato come accade in molte patologie una donna perde la possibilità di realizzare la sua pienezza, la sua identità, e non lo dico io ma lo dice la storia della psicanalisi. Solo che quella cha parlava prima mi sembrava molto ignorante”. A quel punto la Murgia la butta sulla presa in giro: “Sempre la femminilità, chiaro”. Morelli s’infuria: “Zitta, sto parlando, altrimenti me ne vado”. E la scrittrice sarda con nonchalance: “Se ne vada. Non sta facendo un comizio io le faccio delle domande”. Morelli sbatte giù il telefono e la diretta si conclude.