A soffiare sul fuoco delle polemiche ci hanno pensato i sindacati, in maniera compatta. I renziani: "Azzolina non decide e lascia che le regole le stabilisca il Comitato scientifico". Intanto nel pomeriggio in 40 città italiane scenderanno in piazza i comitati "Priorità alla scuola": dal Nord al Sud si terranno manifestazioni per dire no alle proposte
È guerra aperta sulle linee guida della ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. La bozza circolata prima della presentazione ufficiale – che salvo imprevisti si terrà oggi in Conferenza unificata con Regioni, Province e Comuni – ha scatenato una bufera da parte delle opposizioni ma anche in maggioranza, con Italia Viva si è schierata apertamente contro l’inquilina di viale Trastevere.
A soffiare sul fuoco delle polemiche ci hanno pensato anche i sindacati che proprio oggi hanno incontrato la ministra per confrontarsi sul documento. Intanto nel pomeriggio in 40 città italiane scenderanno in piazza i comitati “Priorità alla scuola” contro le linee guida: dal Nord al Sud, comprese le isole, si terranno manifestazioni per dire no alle proposte.
Le organizzazioni sindacali, nel corso del confronto con la ministra avvenuto oggi, sono state molto critiche. Azzolina ha parlato di “interpretazioni fantasiose” della stampa e ha ribadito che “non si scaricano le responsabilità su nessuno” ma che si tratta di un documento “flessibile”. Infine ha sottolineato di “avere un miliardo che sarà usato per le esigenze dell’inizio dell’anno scolastico”.
E su questo punto la segretaria nazionale della Cisl Scuola ha incalzato la ministra: “Questo miliardo viene spostato a seconda delle situazioni; una volta si dice che può essere utile per gli organici; un’altra volta serve per le ristrutturazioni. Chiariamoci le idee, a cosa servono questi soldi?”, si chiede Lena Gissi. Duro anche il segretario della Flc Cgil, Francesco Sinopoli: “La grande preoccupazione è che avendo predisposto le linee guida senza un giusto investimento di risorse, si stia scaricando una grossa responsabilità sulle autonomie scolastiche col risultato di un quadro dell’istruzione legato alle differenze territoriali”. Il rischio, secondo Sinopoli, “è che dalla Linea Gotica in giù avremo sempre una maggiore difficoltà ad avvicinarci alle prescrizioni delle linee guida, approfondendo le disuguaglianze già presenti nel Paese invece che apparire”.
A difendere Azzolina è il M5S che si è fatto sentire attraverso Ilaria Fontana, vicepresidente del Movimento alla Camera: “Stiamo assistendo ad un teatrino indecoroso da parte dell’opposizione che sta inveendo e commentando soltanto una bozza di linee guida – con probabilmente interpretazioni sbagliate – che invece saranno annunciate” davanti agli enti locali e sulle quali si è lavorato fino a notte. Secondo Fontana, quindi, si “sta facendo una polemica strumentale e sterile”.
Una risposta, la sua, agli attacchi delle opposizioni, da Forza Italia alla Lega, ma anche a quelli di Italia Viva. Gabriele Toccafondi, Daniela Sbrollini e Michele Anzaldi, componenti di Iv in commissione Cultura alla Camera e al Senato, hanno lanciato un’accusa pesante: “Il ministero dell’Istruzione non decide e lascia che le regole sulla riapertura delle scuole le decida il Comitato tecnico scientifico”.
Nel fronte sindacale è stato molto critico anche Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, secondo il quale le linee guida sono “inadeguate e pericolose, specchio della solita repubblica delle chiacchiere e delle scartoffie inutili”. “Continuando a delegare alle singole scuole le decisioni circa le strategie da adottare – aggiunge – si mina gravemente l’unitarietà degli ordinamenti e del sistema scolastico garantita dalla Costituzione e il valore legale del titolo di studio”. Intanto i comitati “Priorità alla scuola” hanno fatto sapere le ragioni della loro protesta: “Il documento si distingue per la prosa ministerialese e scuolese, e inventa il gioco perfetto che permette di non finanziare decentemente la scuola” pubblica. “Né una persona né un soldo in più, ogni scuola faccia da sé, con i mezzi propri e quel che offrono i territori e gli enti locali – continuano i comitati – In nome dell’autonomia scolastica, che viene comoda quando il governo non si vuole assumere responsabilità, viene delegato totalmente alle singole scuole come riaprire le scuole a settembre”.