“Vogliamo ripartire, ma la scuola non è ancora pronta per farlo”. Chiara Spatola è la dirigente scolastica dell’istituto comprensivo di Calcio in provincia di Bergamo. Punta il dito contro “l’assenza di risorse umane ovvero gli insegnanti” perché le risorse economiche ci sono ma “avremmo dovuto avere un doppio organico per fare i doppi turni perché le strutture sono quelle che sono”. Per il rientro in classe a settembre, dopo questo ritorno tra i corridoi a causa della maturità, preoccupa soprattutto il rischio affollamento. Per il preside del liceo artistico Manzù di Bergamo Cesare Botti il problema maggiore è quello di “dover gestire i trasporti degli studenti, degli ingressi e dei movimenti compreso lo stare in classe”. La didattica a distanza infatti non viene ritenuta uno strumento “utile sul lungo periodo” da tanti docenti. “Ci sono aspetti interessanti, da usare, ma non può sostituire la didattica in presenza” spiega Federico Tresoldi, docente di matematica e fisica al Manzù. “Per anni entrando in aula abbiamo dato per scontato il rapporto diretto di fiducia e collaborazione tra noi e gli studenti – spiega il suo collega Stefano Catullo – dovremo essere tutti più coscienti di quanto sia importante questo aspetto quando rientreremo in aula”. In attesa di sapere quando si tornerà in aula, mentre la ministra Lucia Azzolina, dopo aver fatto uscire una prima bozza con le linee guida, deve confrontarsi con le Regioni, i docenti credono che da questa situazione uscirà una scuola migliore e rinnovata. “In quattro mesi abbiamo fatto dei passi in avanti di dieci anni sull’uso delle nuove tecnologie – conclude il docente di scienze motorie Nicola Lovecchio – sono strumenti da perfezionare e che non potranno mai sostituire la didattica in presenza, ma saranno delle frecce in più che potremo avere a disposizione”.
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