Il presidente spiega che i morti sono in calo e l’economia in ripresa, mentre per il suo vice Mike Pence “è incoraggiante che circa la metà dei nuovi casi di contagio da coronavirus riguardi persone sotto i 35 anni“, perché “i più giovani sono meno suscettibili ad avere serie conseguenze”. Ma negli Stati Uniti, dove i numeri della pandemia registrano un nuovo primato, i contagi potrebbero essere almeno 23 milioni, dieci volte di più di quanto finora non indichino le cifre ufficiali. La stima è della massima autorità federale in materia di salute pubblica, i Centers for Disease Control and Prevention e, ha spiegato il direttore Robert Redfiled, è stata ottenuta sulla base dei campioni di sangue raccolti a livello nazionale. Campioni che rivelano la presenza di anticorpi.

Altro, dunque, che i troppi test che farebbero lievitare il numero ufficiale dei casi negli Usa, come sostenuto dal presidente americano, smentito anche dagli esperti e da Bill Gates. Anzi, Anthony Fauci, il massimo esperto ingaggiato dalla Casa Bianca per fronteggiare da un punto di vista medico la pandemia, ha nelle ultime ore ammesso che sul fronte della strategia “qualcosa non sta funzionando”. Numeri delle ultime 24 ore alla mano, con quasi 40mila casi e 2500 vittime, Fauci ha spiegato come si stia valutando un nuovo approccio, quello dei ‘pool testing‘: fare i test su più persone contemporaneamente, su interi gruppi, per individuare più rapidamente i casi di contagio e isolarli in maniera più immediata ed efficace. Su questo starebbe quindi lavorando la task force guidata dal vicepresidente Mike Pence, tornata a incontrare la stampa dopo due mesi.

La situazione nel frattempo si fa sempre più grave soprattutto in Florida e in Texas, dove è scattato l’ordine di chiusura di tutti i bar, ma non dei ristoranti e di altri luoghi pubblici. Difficile dire se basterà a frenare una diffusione del contagio da record che ha fatto registrare un boom di 9mila nuovi casi in Florida in un solo giorno e oltre 16 mila casi in tre giorni in Texas. Per non parlare della California, dove nonostante tutto si valuta se riaprire le scuole. Più tranquilla invece la situazione nell’ex epicentro di New York dove si pensa di passare alla ‘fase 3’ il prossimo 6 luglio.

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