Un brutto pasticcio all’Ispettorato nazionale del lavoro. Gli ingredienti ci sono tutti. Un appalto da oltre otto milioni di euro per la digitalizzazione dei flussi operativi. Un generale dei carabinieri in pensione, Giuseppe Nucci, finito la settimana scorsa ai domiciliari per induzione indebita. I ruoli ricoperti dal generale stesso, a capo di ben due direzioni centrali, ma soprattutto responsabile anticorruzione dell’ente. E ora salta fuori la lettera dell’1 aprile con cui il direttore generale dell’ispettorato Leonardo Alestra, anche lui generale dei carabinieri, ringraziava Nucci per essersi dimesso in seguito all’avviso di garanzia. La lettera, condivisa con i dipendenti dell’ispettorato, aveva lasciato basito più d’uno di loro. Perché Alestra, anziché prendere le distanze da Nucci o salutarlo con cautela, gli esprimeva il suo “vivo riconoscimento”, l’altrettanto “sentito ringraziamento per il lavoro svolto”, elogiava la sua “altamente qualificata e fruttuosa collaborazione”. Parole che Alestra spiega oggi a ilfattoquotidiano.it come una sorta di compromesso per liberarsi di una “situazione imbarazzante” per l’ispettorato.
La vicenda – L’indagine era nota ai vertici dell’ente, perché partita da una segnalazione interna e condotta dai carabinieri del comando tutela lavoro operativi nello stesso ispettorato. Nucci è accusato di aver fatto pressioni su una manager di Ibm, assegnataria dell’appalto, perché desse un incarico a un consulente informatico a lui vicino, Paolo Montali. Una volta venuti a conoscenza degli accertamenti della procura, i due avrebbero cercato di cancellare alcuni file. Anche per questo i pm Paolo Ielo e Antonio Clemente hanno chiesto gli arresti, accolti nei giorni scorsi dal gip Clementina Forleo. Nell’ordinanza sono contenute conversazioni significative captate tramite trojan. “A me lì all’ispettorato mi leccano il culo perché sono una persona sua”, dice per esempio Montali riferendosi all’ex generale Nucci. Ma di Nucci si lamenta anche con un amico: “Sapendo come funziona il personaggio che sceglie ha bisogno di diciamo… un pezzettino (…) a me sta sul cazzo dover lasciare cadeau a ‘sti personaggi che poi insomma, cioè capito?”. Quel cadeau, per gli inquirenti, è una parte dei 400mila euro del contratto di consulenza ottenuto da Montali.
La lettera di Alestra – Non tutti gli elementi dell’inchiesta erano noti a marzo, quando le perquisizioni e l’avviso di garanzia hanno portato alle dimissioni di Nucci di inizio aprile. Ma già allora i ringraziamenti di Alestra erano passati tutt’altro che inosservati all’interno dell’ispettorato. Di Nucci, che “ha profuso copiose energie intellettuali e professionali”, il direttore generale citava anche la “lucida e coerente visione prospettica”. Nessun cenno invece alle indagini, visto che le dimissioni (“un esemplare servigio all’ispettorato”) erano spiegate con il “venir meno delle necessarie favorevoli condizioni per poter serenamente e proficuamente proseguire”.
Oggi Alestra, scelto per guidare l’ispettorato due anni fa dall’allora ministro del Lavoro Luigi Di Maio, non rinnega quella lettera: “Essendo a marzo ancora una fase preliminare delle indagini senza una richiesta di rinvio a giudizio – dice il capo dell’ispettorato – l’amministrazione non avrebbe potuto, alla luce degli eventi allora noti, assumere dei provvedimenti espulsivi. Si può avviare un procedimento disciplinare, ma lo si deve poi sospendere sino all’esito del procedimento o al sopravvenire di altri atti come è stato poi con l’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare. Per togliere l’amministrazione e Nucci dalla situazione imbarazzante che non avrebbe potuto essere risolta sul piano disciplinare-amministrativo, abbiamo concordato che lui desse le dimissioni. In quel contesto Nucci mi ha chiesto di avere un minimo di dignità nell’uscita e abbiamo concordato quella nota di ringraziamento”. Una nota che però rischia di non dare il buon esempio ai tanti dipendenti onesti che lavorano all’ispettorato.
I rischi sull’appalto – La vicenda in cui è coinvolto Nucci rischia di essere un bel grattacapo anche per il futuro. L’Ispettorato nazionale del lavoro è stato istituito nel 2015 dal jobs act di Matteo Renzi per centralizzare in un’unica agenzia tutti i controlli che nel mondo del lavoro erano in capo agli ispettori del ministero, dell’Inps e dell’Inail. Ma l’agenzia non è mai decollata, e ora rischia di rimanere imbrigliato anche l’appalto Ibm, un progetto che lo stesso Alestra definisce “vitale”. È infatti finalizzato all’informatizzazione generale delle procedure e serve, tra l’altro, a dotare l’ispettorato di quella autonomia dalle strutture informatiche del ministero che dopo cinque anni non è ancora arrivata. Montali ha ottenuto la sua consulenza non direttamente da Ibm, ma attraverso due subappalti a cascata: il primo alla Grant Thornton Consultant e il secondo alla Valorizza, società amministrata dalla moglie. Questi subappalti non hanno però avuto le necessarie autorizzazioni della Consip, la centrale acquisti della pubblica amministrazione, tanto che Montali, insieme ad altre tre persone, è indagato anche per subappalto illecito. Un aspetto che potrebbe causare ritardi nella realizzazione del progetto. Ma Alestra assicura: “Se ci saranno ritardi, saranno da attribuire ad altri motivi”.