Gli occhi spiritati di Schillaci per un rigore non dato. La serpentina di Baggio contro la Cecoslovacchia. Le feste in piazza dopo le vittorie azzurre. Notti magiche prima della serata tragica. Napoli divisa. Maradona e Caniggia e Goycochea. Poi l’uscita sbagliata di Zenga e la delusione, forse la più grande di sempre, per l’eliminazione in semifinale. Sono le immagini di copertina di un ipotetico libro dal retrogusto amaro. Titolo possibile: ‘Mondiali Italia ’90, storia di un’occasione persa’. Perché l’eredità del torneo non si misura con il misero terzo posto della nazionale di Vicini. Il flop fu soprattutto organizzativo: tra costi esplosi e ritardi, le opere realizzate (almeno quelle che non sono state abbattute) erano e restano l’emblema dello spreco. Eppure fu un’edizione epocale, anche e soprattutto dal punto di vista sociale e geopolitico. A trent’anni esatti da allora, raccontiamo – a modo nostro – l’Italia, l’Europa e il mondo di quei giorni. Le storie, i protagonisti, gli aneddoti. Di ciò che era, di cosa è restato. (p.g.c.)

Baggio, Matthaus, Romario, Maradona, Lineker e tanti altri. Sono molti i campioni che hanno contribuito a rendere Italia 90 il centro del calcio per un mese. Furono però tanti anche i campioni che si persero l’edizione nel Bel Paese. Chi per demeriti sportivi e chi per vicende extracalcistiche. Tra le varie assenze a spiccare fu quella della Francia, terza al mondiale messicano 1986 e composta da giocatori che segneranno gli anni Novanta, e quella di uno dei tre attaccanti più forti al mondo in quel periodo.

Il portiere-goleador, José Luis Chilavert – Nell’estate 1990 “El Bulldog” difende i pali del Real Saragozza da un paio di stagioni. Il paraguaiano è già uno dei portiere più promettenti al mondo. In Sudamerica, probabilmente, nessuno è al suo livello. Nemmeno quel René Higuita, vittima della sua prima rete in carriera. È il 27 agosto 1989 ad Asunciòn. Il Paraguay gioca la sfida d’esordio nelle qualificazioni per Italia 90. Chilavert è al suo esordio con la nazionale. La partita è sull’uno a uno quando l’arbitro cileno Silva fischia un calcio di rigore per i padroni di casa. Siamo nel recupero e sul dischetto si presenta proprio lui, Chilavert. Il rasoterra mancino è perfetto. Higuita spiazzato. I biancorossi vincono per due a uno. Una vittoria che però non basta per la qualificazione. Saranno infatti i colombiani ad andare allo spareggio interzona. Ai biancorossi è fatale la sconfitta subita in Ecuador per tre a uno nell’ultima giornata. Per il debutto mondiale Chilavert dovrà attendere Francia ’98. Dopo i trionfi con il Velez Sarsfield nella Libertadores e nella Intercontinentale e dopo essere stato eletto “miglior portiere dell’anno IFFHS” per due anni consecutivi, nel 1996 e 1997. Le reti, invece, saranno ben 62 alla fine della carriera.

Eric Cantona e la grande delusione francese – Dopo le semifinali mondiali del 1982 e 1986 la Francia manca la qualificazione a Euro 1988 (da campione in carica) e a due mondiali, Italia 90 e Usa 94. Se l’esclusione dal mondiale statunitense si concretizza con la sconfitta interna, all’ultimo minuto, contro la Bulgaria, il flop di Italia 90 parte da un pareggio per uno a uno contro il modesto Cipro (l’unico punto conquistato dalla nazionale cipriota nel suo girone) che costa la panchina a Henri Michel, sostituito da Michel Platini. Il cambio alla guida non ha però l’effetto sperato. Il risultato è stato decisivo. I francesi, infatti, perdono la qualificazione per un solo punto, a vantaggio della Scozia. Questo lungo periodo di declino allontana molti giocatori di livello assoluto dai palcoscenici più prestigiosi. Tra questi c’è Eric Cantona.

Nell’estate 1990 Cantona è reduce da un anno in prestito dal Montpellier. Il suo cartellino è del Marsiglia, la squadra della sua città. È stato uno dei protagonisti, in negativo, della mancata qualificazione della Francia al mondiale italiano. Tutto accade nel settembre 1988. Insofferente dalla scarsa considerazione che il Ct Henri Michel ha nei suoi confronti, Cantona lo attaccò in televisione, definendolo un “sacco di merda”. Il risultato? Un anno fuori dalla nazionale. Una squalifica che non fa male soltanto al marsigliese, ma anche alla stessa Francia. Ad essere forzatamente escluso, infatti, è l’erede designato di Michel Platini. Quello stesso Platini che appena potrà, lo richiama immediatamente. È il settembre 1989 e la Francia pareggia uno a uno in Norvegia. Per Italia 90 ormai è troppo tardi.

Matthias Sammer e l’ultima volta della Germania Est – Italia 90 non è soltanto l’ultimo mondiale di Jugoslavia, Unione Sovietica e Cecoslovacchia. È stata anche l’ultima rassegna iridata con la Germania divisa in due blocchi. A differenza di quella Ovest (che vincerà il titolo), la Germania Est si ferma nelle qualificazioni. Siamo nel gruppo 3 e le avversarie si chiamano Unione Sovietica, Turchia, Austria e Islanda. Tra coloro che indossano la casacca della Germania orientale c’è anche Matthias Sammer. Negli anni successivi diventerà un perno della nazionale unificata (tanto da aggiudicarsi il Pallone d’Oro 1996 grazie all’Europeo vinto in Inghilterra) ma già nel 1990 è un giocatore di grande spessore. È il punto di riferimento della Dinamo Dresda, la squadra che è stata capace di spezzare il dominio decennale della Dinamo Berlino nella DDR-Oberliga. Durante le qualificazioni Sammer ha messo a segno due reti, tra cui una nell’ultima grande vittoria riportata dalla Germania Est: il due a uno interno contro l’Unione Sovietica. Ma per Italia 90 è tutto inutile. Il 15 novembre 1989 la nazionale tedesca orientale perde lo scontro diretto contro l’Austria all’ultima giornata. Nonostante tutto la festa è già cominciata. Sei giorni prima è caduto il Muro di Berlino.

Michael Laudrup e Peter Schmeichel, due anni prima di Euro 1992 – Dopo l’ottavo di finale in Messico, la Danimarca è una nazionale in rinnovamento. Tra i giocatori della vecchia guardia rimasti c’è Michael Laudrup. È uno dei migliori giocatori in Europa. Ha una grande personalità e una tecnica notevole. La sua capacità di impostare la manovra e la sua visione di gioco hanno pochi eguali. Non è un caso che Johan Cruijff l’abbia voluto nel suo Barcellona. Nel 1990 è già in Catalogna da un anno, dopo quattro stagioni con la Juventus conditi con una Serie A e una Coppa Intercontinentale. Se Laudrup è il centro della squadra, Peter Schmeichel ne è il custode dei pali. Ha debuttato in nazionale nel 1987, in un Grecia-Danimarca valevole per le qualificazione alle Olimpiadi di Seul 1988. Durante il mondiale italiano è però ancora profeta in patria con la maglia del Brondby (con cui vince quattro titoli consecutivi). I fasti con il Manchester United di Ferguson sono ancora lontani.

Laudrup e Schmeichel sono i due pilastri di una Danimarca che nelle qualificazioni al mondiali arriva seconda dietro la Romania. L’ultima giornata a Bucarest equivale a un spareggio. È il 15 novembre 1989. Secondo il regolamento dell’epoca si qualificano le prime due di ogni girone. Se però un raggruppamento è composto da solo quattro squadre (e quello della Danimarca è uno di questi) passano le prime classificate e le due migliori seconde. In Europa i “gruppi da quattro” sono però tre. Una non andrà a Italia 90. La Danimarca arriva in Romania da prima in classifica. Gli basta un punto, mentre i rumeni sono obbligati a vincere. I biancorossi vanno subito in vantaggio con Povlsen, ma Balint segna due reti e trascina la Romania alla vittoria e al mondiale. La Danimarca si ferma a otto punti. La Germania Ovest e l’Inghilterra – le altre secondi in un gruppo “a quattro” – ne hanno però nove. I danesi sono fuori nonostante quindici reti in sei gare. Laudrup, Schmeichel e compagni si rifaranno due anni dopo, vincendo un Europeo che non dovevano nemmeno giocare.

Hugo Sanchez e lo “scandalo Cachirules” – È strano quando uno degli attaccanti più forti al mondo non va al mondiale. Ancora di più se ha appena segnato 38 reti in campionato, vincendo la Scarpa d’Oro 1990 e il quinto titolo consecutivo con il Real Madrid. È il caso di Hugo Sanchez. Il motivo della sua assenza da Italia 90 non è però riconducibile a una questione sportiva. Il Messico è stato infatti squalificato dalla Fifa per lo “Scandalo Cachirules”. Il fatto risale all’anno prima. È il 1989 e i messicani sono impegnati nelle qualificazioni per il Mondiale Under 20 in Arabia Saudita. Nel gruppo di giovanissimi ci sono anche quattro giocatori che non dovrebbero esserci. José de la Fuente, Gerardo Jimenez, José Luis Mata e Aurelio Rivera sono più vecchi dell’età regolamentare. I loro documenti sono falsi. In Italia, al posto del Messico, va la Costa Rica.

Hristo Stoichkov, l’altra Scarpa d’Oro – In Europa Hugo Sanchez non è il solo ad aver segnato 38 reti quell’anno. Al Cska Sofia c’è anche un 24enne trequartista mancino in procinto di passare al Barcellona. L’unica differenza è che le sue reti sono state siglate in appena 30 gare. Eppure anche l’altra Scarpa d’Oro Hristo Stoichkov non è presente a Italia 90. Con la squadra della capitale bulgara ha vinto l’ennesimo campionato ma con la nazionale non riesce a qualificarsi per la fase finale, classificandosi addirittura ultima nel girone di Danimarca, Romania e Grecia. I punti sono stati appena tre. Per Stoichkov le reti solo due. Un terzo di tutte i gol siglati dalla Bulgaria. A Usa 94 si rifarà ampiamente.

Twitter: @giacomocorsetti

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