I familiari dei 7 operai morti nell'incendio del 2007 a Torino sono stati ricevuti a Palazzo Chigi: "Il presidente del Consiglio ci ha consigliato di scrivere una lettera" che porterà alla cancelliera. L’incontro è stato chiesto dopo la notizia che i manager tedeschi condannati in Italia hanno ottenuto la semilibertà in Germania: "Il riesame del processo, come avevamo chiesto, sarà un po' difficile". Il Guardasigilli: "Non abbiamo ancora la documentazione, attivati canali diplomatici"
Una lettera scritta di loro pugno che il premier Giuseppe Conte consegnerà alla cancelliera tedesca Angela Merkel. È l’iniziativa che i familiari delle vittime del rogo della ThyssenKrupp che il 6 dicembre 2007 causò la morte di 7 operai a Torino annunciano al termine dell’incontro con il presidente del Consiglio e il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede. A Palazzo Chigi hanno portato la loro richiesta di “una revisione del processo e delle pene”. “Ce lo devono: a noi e, soprattutto, ai nostri ragazzi”, ha spiegato Rosina Platì, mamma di Giuseppe, una delle vittime. L’incontro è stato chiesto dai familiari dopo la notizia, la scorsa settimana, che i manager tedeschi Harold Espenhahn e Gerald Priegnitz, condannati in Italia, hanno ottenuto la semilibertà in Germania prima ancora di entrare in carcere.
“Mi aspetto che il premier e il ministro prendano posizione nei confronti del governo tedesco“, ha detto Platì prima di entrare a Palazzo Chigi. Terminato l’incontro, i familiari hanno riferito che il premier Conte “ci ha consigliato di scrivere una lettera che porterà alla Merkel quando la incontrerà nelle prossime settimane”. Insieme ai familiari, otto persone tra mamme e sorelle degli operai morti nel rogo, all’incontro erano presenti anche Massimiliano Quirico di Sicurezza e Lavoro e la sindaca di Torino, Chiara Appendino.
Convocheremo l’ambasciatore tedesco attraverso il ministro Di Maio, per chiedergli i dettagli di questa situazione che si è venuta a creare”, ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede dopo l’incontro a Palazzo Chigi. “Siamo in una situazione un po’ particolare perché ancora non abbiamo questo provvedimento relativo all’esecuzione della pena dei due manager tedeschi in Germania. Dobbiamo attendere questo provvedimento e conoscerne i dettagli, senza promettere nulla se non l’impegno massimo”, ha spiegato il Guardasigilli. “La revisione del processo è una questione strettamente processuale e non entro in queste questioni. L’impegno è quello di arrivare a capire attraverso i canali diplomatici“, ha aggiunto Bonafede.
“È stato un incontro fattivo, ma quello che volevamo non lo potremo avere. Il riesame del processo, come avevamo chiesto, sarà un po’ difficile“, riferiscono ancora i familiari usciti da Palazzo Chigi. “Apprezziamo la vicinanza di Conte e Bonafede, ma è incredibile che l’Italia non abbia ancora la documentazione relativa alla concessione della semilibertà ai due manager tedeschi della ThysenKrupp, Espenhahn e Priegnitz. Auspichiamo la rapida convocazione dell’ambasciatore tedesco e valutiamo tutti i possibili interventi, come l’apertura di una procedura di infrazione nei confronti della Germania”, concludono i parenti delle vittime.
“Vogliamo capire – ha spiegato Rosina Demasi – com’è possibile che due persone condannate in via definitiva in Italia, in Germania abbiamo ottenuto la semilibertà senza fare nemmeno un giorno di carcere. Per quanto ci riguarda tutto il caso va riaperto. Il governo deve darsi da fare anche se poteva vigilare già in passato quando invece i due manager sono stati lasciati andare in Germania. Non ci va che l’Italia si sia lasciata sottomettere“.
I due manager di Thyssenkrupp ritenuti corresponsabili dell’incendio e condannati in via definitiva a 5 anni di carcere per omicidio e incendio colposo, non faranno un solo giorno di carcere pieno, ma potranno lavorare di giorno e rientrare in cella solo la notte, come consentono le leggi del Nord Reno-Westfalia, il land in cui abitano i due manager e l’azienda ha la sua sede. Dopo il verdetto della Cassazione del 13 maggio 2016, i dirigenti italiani condannati si erano presentati negli istituti di pena. Per Espenhahn e Priegnitz, invece, le cose sono andate molto per le lunghe. Solo a settembre 2018 la procura di Essen chiese la carcerazione di Espenhahn e Priegnitz per la durata di cinque anni e all’inizio del 2019 il tribunale ha accolto la richiesta. Dopo altri ricorsi e lo stop al procedimento per la pandemia, è arrivata la concessone della semilibertà.