Il 27 giugno, l'artista piemontese presenterà il progetto "Truly" che coinvolgerà tutti i luoghi simbolo della città in provincia di Lucca. Il suo lavoro mischia l'ideale classico della bellezza con una tradizione ancora più antica, che arriva fino ai trapper e alle gang
Il David di Michelangelo con i tatuaggi sul volto, stile trapper. È una delle monumentali sculture di Fabio Viale, che reinterpreta i marmi della classicità con l’inchiostro sotto la pelle, mescolando l’ideale classico della bellezza con lo stile ‘criminale’ a quello ‘giapponese’ dell’antica arte dei tatuaggi. Per ammirare le sue opere non c’è bisogno di entrare in una galleria, basterà farsi una passeggiata per la città di Pietrasanta (Lucca) in Versilia: il 27 giugno, dalle 18 in piazza Duomo, verrà inaugurata la mostra itinerante “Truly”. Il progetto dello scultore piemontese coinvolgerà tutti i luoghi simbolo della città e una ventina di opere saranno disposte tra la piazza del Duomo, la chiesa e il Chiostro di Sant’Agostino. A queste se ne aggiungerà un’altra che sarà posta all’ingresso del Pontile di Marina di Pietrasanta per tutta la durata della mostra, prevista fino al 4 ottobre.
Promossa dal Comune di Pietrasanta, con il sostegno della Galleria Poggiali e curata da Enrico Mattei, la mostra ripropone alcune opere già conosciute dell’artista e dà il benvenuto ad altre, come Le Tre Grazie che verranno poste alla chiesa di Sant’Agostino; una scultura in marmo bianco, raffigurante tre donne originarie dalla città di Ghardaia in Algeria, costrette ad indossare un burka fino ai piedi, che lascia scoperto un solo occhio, in contrapposizione con la libertà (e la nudità) del celebre trio originale. Oppure il David di Michelangelo tatuato, uno stile già sperimentato da Viale, che verrà posizionato in piazza Duomo.
La Toscana ha un rapporto speciale con l’arte della lavorazione del marmo: per le cave, e per essere stata scuola e culla di celebri artisti (vedi alla voce: Michelangelo Buonarroti). “Come in un cortocircuito – spiega il curatore della mostra, Enrico Mattei – l’artista riesce a sovvertire la storia degli equilibri estetici che siamo abituati a contemplare nella scultura: un bello classico e ideale che nessuno prima di lui aveva pensato di rivoluzionare con un’altra tradizione, forse anche assai più antica, quella del tatuaggio”.