Anche la Grecia, dopo la Turchia, si fa il suo drone sia per uso interno sia per potenziali commesse estere. Si chiama Lotus e verrà testato dal prossimo agosto nel controllo all’immigrazione, nel trasporto di materiali sensibili e ovviamente nelle attività di intelligence sul Mediterraneo orientale. Interamente concepito e prodotto in Grecia, rientra nel programma europeo di sviluppo industriale nel campo della Difesa, con know how anche israeliano, frutto della nuova strategia geopolitica di strettissima collaborazione con Israele.
Per la prima volta la Grecia si cimenta in un programma del genere, segno che, dopo la fase della crisi economica del 2012, il Paese sta provando a diversificare le sue attività puntando su nuove tecnologie, Ict e Difesa. In particolare la Grecia ha sviluppato quattro programmi, ideati da altrettanti consorzi, che includono lo sviluppo del rilevamento tattico del software del sistema Uav, il drone in sé, il supporto del software nel prendere decisioni in materia di sorveglianza marittima e lo sviluppo di un sistema completo con un vantaggio tecnologico nelle telecomunicazioni. Su un totale di 40 progetti presentati dagli Stati membri solo 16 sono stati approvati, compresi i quattro ellenici.
Nei prossimi cinque anni, grazie a un fondo ad hoc di 27 milioni di euro, università, imprese e istituti di ricerca greci lavoreranno per implementare i progetti con un buon sbocco occupazionale, oltre che ricadute sul territorio. Nel Paese i poli tecnologici di eccellenza sono l’università di Salonicco e il Demokritos Technological Park dell’Attica, avanzatissimo Centro di Ricerca e Sviluppo che nel recente passato ha testato in laboratorio lo sfruttamento dell’energia eolica e solare, guidato dal duo Stephan Werkman, capo dell’ufficio finanziario di Tesla Europe, e Konstantinos Laskaris, a capo del team scientifico che nel 2002 ha partecipato al programma “Prometheus” di Tesla con un proprio veicolo autonomo.
In attesa che il drone greco Lotus sia operativo, per ovviare alle problematiche esistenti nell’Egeo, come le pretese turche sulle isole greche di Kastellorizo (dove Salvatores girò il celebre film Mediterraneo) e Simi o il dossier energetico che vede la Grecia nuovo gas-hub per la concomitante presenza dei gasdotti Tap, Tanap e Eastmed, il governo di Atene ha deciso di noleggiare alcuni droni da Israele, in un accordo che offre un’alternativa alle costose acquisizioni in presenza di vincoli di bilancio. I droni a lunga durata Heron, prodotti dall’industria aerospaziale israeliana, saranno utilizzati per la difesa delle frontiere secondo un modello di leasing che permetterà al ministero della Difesa ateniese di acquistare i veicoli senza pilota dopo tre anni di noleggio. Si tratta di uno degli Uav più diffusi, adottato da cinquanta partner in tutto il mondo.
Il progetto Lotus si affianca alla partnership di Atene con Tel Aviv per un centro di addestramento di volo internazionale da realizzare a Kalamata, nel sud del Peloponneso, dove i piloti saranno addestrati al sistema integrato del nuovo jet: un centro che entrerà in concorrenza con quello italiano situato in Salento.
Una mossa che si inserisce nella cornice rappresentata dalle nuove tensioni nel Mediterraneo, dove la Turchia ha, come è noto, siglato un accordo di delimitazione marittima con il governo libico riconosciuto dall’Onu. L’Italia poche settimane fa ha replicato con un accordo simile con Atene. Ma se da un lato in Libia gli attori in campo sono ormai definiti con un ruolo primario di Erdogan, nel Mediterraneo orientale è la Grecia ad essere diventata nuovo soggetto attivo, non solo per la contemporanea presenza dei gasdotti Tap, Tanap e Eastmed, ma anche per l’accordo siglato con Dipartimento di Stato Usa per favorire l’uso a stelle e strisce di quattro basi su suolo ellenico. Contingenza che l’ha portata a rafforzare la partnership con Usa, Israele, Cipro ed Egitto.