Pier Paolo Pandolfi, luminare della genetica e della ricerca oncologica, arriva da Harvard, dove nei mesi scorsi ha subito una indagine interna per alcune mail inviate a una ricercatrice. "Non sono un mascalzone, sono messaggi romantici" ha detto al Corsera, dove ha specificato anche che tutto si è chiuso con un nulla di fatto e che il ritorno in Italia è stata una sua scelta. Francesco Pagano, presidente del Vimm: "Contro di lui illazioni di alcuni che non vogliono il suo arrivo"
Un luminare della genetica e della ricerca oncologica mondiale, proveniente da Harvard, viene designato direttore dell’Istituto veneto di medicina molecolare di Padova, ma il comitato scientifico composto da ricercatori internazionali si dimette. Il motivo? Le accuse di aver inviato mail moleste a una ricercatrice, che avrebbero portato il professor Pier Paolo Pandolfi a lasciare l’università americana e a scusarsi dopo essere stato sottoposto a un’indagine disciplinare. Lo studioso è stato nominato direttore del Vimm, all’avanguardia nella ricerca biomedica, un mese fa, ma la bomba delle dimissioni è diventata pubblica proprio mentre il presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, era in visita all’istituzione padovana.
I membri del Comitato scientifico lamentano di aver appreso della nomina dalla stampa, denunciano “gravi difetti procedurali”, ma soprattutto annotano come la nomina abbia “attirato l’attenzione di diversi giornalisti scientifici”, per “fatti che sembra inevitabile possano diventare pubblici, causando un grave danno alla reputazione del Vimm e anche dell’Università di Padova”. Nella lettera si afferma che “i problemi non possono essere nascosti sotto il tappeto”. E si chiede: “E ancora possibile evitare un grande scandalo? Forse annullando la decisione e aprendo la strada a una procedura di assunzione trasparente per un nuovo direttore scientifico”. La lettera è firmata dal presidente dello scientific advisory board Wolfgang Baumeister, biologo tedesco e direttore del Max Planck Institute. Ma poi sono arrivate le adesioni di altri componenti.
La replica di Francesco Pagano, presidente del Vimm non lascia spazio a mediazioni: “Quella delle dimissioni è una ipotesi non ancora formalizzata. Sto preparando una lettera in cui risponderò chiarendo ogni posizione. Si tratta di illazioni portate al comitato scientifico da alcuni che all’interno del Vimm non vogliono l’arrivo di Pandolfi”. E ancora: “Pandolfi è uno dei più grandi ricercatori al mondo e non ha alcun problema. Dovrà riorganizzare il comitato: se loro vorranno contribuire, bene, altrimenti dimettersi è una loro scelta”. Insomma, una specie di guerra tra luminari, anche perché con il nuovo direttore, ha spiegato Pagano, si procederà al rinnovo del Comitato scientifico, di cui fa parte .
Le allusioni si riferiscono alle dichiarazioni del giornalista americano e docente universitario di giornalismo Michael Balter, che è impegnato a rendere pubblici presunti episodi di molestie nel mondo accademico sull’onda del movimento “MeToo”. Sono sono state riprese anche da un blogger specializzato tedesco, Leonid Schneider. A chiarire di che cosa si sia trattato, cercando di sminuirne la gravità, è stato lo stesso Pandolfi, in un’intervista al Corriere della Sera. “È stata una sbandata. A maggio dell’anno scorso ho avuto una piccola inchiesta interna che è stata aperta perché avevo mandato delle mail che sono state considerate ‘non approved‘ ad una persona del laboratorio. L’inchiesta è stata fatta in modo molto dettagliato e già ad agosto tutto è rientrato, posso documentarlo. La conclusione è che si è trattato di un episodio marginale, contenuto e che non sono un mascalzone che va appresso a qualsiasi donna del laboratorio. In sostanza, è stato un misfatto di natura romantica. Non sessuale”.
In quel laboratorio lavorava anche la moglie di Pandolfi. Eppure non si è trattato di poche mail: “Praticamente è stato uno scambio romantico che si è protratto per due, tre mesi. Il mio è un comportamento assolutamente non giusto se la si vede dal punto di vista formale e per questo infatti sono stato investigato e ho chiesto scusa; ma se lo vede dalla parte di una persona che ha preso una sbandata è legittimo. Nelle mail non ho mai usato termini offensivi o volgari”. Pandolfi minaccia azioni legali nei confronti dei giornalisti e precisa di aver lasciato volontariamente Harvard, non di essere stato cacciato. Era però stato sospeso in attesa della conclusione dell’inchiesta interna che ha portato il docente (per sua stessa ammissione) a frequentare una specie di corso di riabilitazione. Evidentemente l’aria per lui ad Harvard era diventata irrespirabile. Oltre che a Padova, Pandolfi lavorerà anche in un istituto di ricerca in Nevada.