“Dopo 15 anni il centrodestra è compatto”. Un mantra, quasi uno slogan, ripetuto in ogni occasione possibile nella 72 ore in cui il centrodestra ha lanciato la corsa di Raffaele Fitto alla presidenza della Regione Puglia. Eppure, per dire, nella due giorni di Matteo Salvini, di Raffaele Fitto non c’è traccia. Non solo perché non compare mai a fianco del leader della Lega, ma perché non viene nemmeno mai nominato. “Il mio rapporto con la Lega è fitto”, ironizza il candidato governatore per rasserenare gli animi e gettare acqua sul fuoco delle polemiche che inizia a farsi largo. Perché, se l’affondo è facile guardando al centrosinistra, ad oggi spaccato dalla insanabile frattura tra Matteo Renzi e Michele Emiliano, anche nel centrodestra qualche frizione inizia a sentirsi sotto la coperta rassicurante dell’accordo nazionale che riporta la firma di Silvio Berlusconi, Giorgia Meloni e Matteo Salvini.
È stata proprio la Meloni ad inaugurare il tour elettorale del centrodestra, presentando il ritorno di Fitto alla Regione, dopo 5 anni di guida e la sconfitta nel 2005 contro Nichi Vendola. “È il miglior candidato – ha spiegato – perché ama la Puglia e la Puglia lo ama, la persona che tutti i sondaggi davano per maggiormente gradita ai pugliesi”. “Non ci sono divisioni fra noi, lo dicono perché compatti facciamo paura”, ha tenuto a precisare. Ma venerdì, appena 24 ore dopo, ecco l’arrivo di Salvini in treno, a Barletta. E nell’agenda che racconta della sua permanenza in Puglia per due giorni, non si legge mai il nome di Fitto.
Non c’è ad Andria – dove ad accoglierlo non c’erano solo sostenitori ma anche un gruppo di contestatori piuttosto animato -, non c’è soprattutto a Bari dove, però, viene lanciato quello che, in caso di vittoria, sarà il vicepresidente, Nuccio Altieri, l’uomo che la Lega avrebbe voluto al posto di Fitto. “Oggi si partiva con l’idea che la Lega ha per il rilancio della Puglia, per cui non è stato coinvolto e nessuno è stato mai evidentemente rifiutato”, ha spiegato a precisa domanda, visto il mancato riferimento nel suo discorso alla platea. E resta il nodo del ticket, perché Altieri viene da più parti indicato come il vice di Fitto in caso di vittoria. Un ticket che, però, continua ad essere smentito da tutti: “Non abbiamo mai parlato di ticket”, aveva detto Meloni, aggiungendo che “la vicepresidenza alla Lega, però, è nelle cose”. “Noi i patti li manteniamo – la replica a distanza di Salvini – contiamo sulla correttezza degli altri. Ma non parlerò degli alleati, ma di Vendola ed Emiliano”.
Anche Antonio Tajani arriva in Puglia, con Licia Ronzulli. Ma che fosse qui per sostenere la candidatura di Fitto, è chiaro sin da subito: “Mi spenderò personalmente per lui”, garantisce. “Stiamo riavvolgendo il nastro, dopo tanti anni”, fa eco il candidato presidente dopo aver ricevuto in diretta la telefonata di Silvio Berlusconi. Una sorta di chiusura del cerchio, dopo che per anni Fitto è stato descritto come il ‘delfino’ dell’ex premier e poi il rapporto si è usurato fino a interrompersi. Anche qui, si ripete continuamente che “il centrodestra è unito”, tutto va bene. Ma è lo stesso Tajani a dire con una certa enfasi che “non esiste solo il modello Veneto”. Il riferimento è a ciò che aveva annunciato poco prima Salvini: “A luglio, Zaia verrà in Puglia a spiegare come si fa” ad amministrare una regione.
“Esiste anche un modello Basilicata, Molise, Calabria – ha sottolineato Tajani – Non esiste soltanto in questo paese il Nord, esiste anche un Sud che merita molta più considerazione di quella che ha avuto e di quella che ha. Non dimentichiamo quello che è stato fatto e quello che si sta facendo nel Sud per combattere il coronavirus”. A parte in Puglia, la cui sanità è totalmente bocciata dal centrodestra, dopo 15 anni di amministrazione del centrosinistra. E quello sarà il terreno di scontro più feroce, lo stesso che nel 2005 portò Fitto a lasciare il palazzo presidenziale per far posto a Vendola.
Eppure qualche scintilla interna alla coalizione Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega la si intravede anche quando il tema sono i candidati sindaco, visto che la Puglia è attesa da una ampia tornata di comunali. “Non esiste accordo fatto”, dice Tajani spiegando che sui comuni che non rientrano espressamente nell’accordo nazionale ci sono “legittime aspirazioni”. E che non sia un percorso facile, lo chiarisce il coordinatore regionale del partito di Berlusconi, il deputato Mauro D’Attis: “Sentirete delle scazzottate all’interno della coalizione. È normale, anche noi abbiamo la voglia di trattare sui profili da esprimere sul territorio”. “Così come abbiamo rispettato l’accordo che prevedeva Caldoro in Campania e Fitto in Puglia – chiude Tajani – così pretendiamo che vengano rispettati tutti gli accordi”.
Le puntualizzazioni e il marcare il territorio di queste prime ore di campagna elettorale sono solo l’inizio, perché poi c’è il rebus delle liste “competitive, con persone capaci, non quaquaraquà” perché “le cose devono cambiare”, dice Tajani. Tra volti arcinoti come l’ex sindaco di Molfetta Antonio Azzolini, a cambiare sono stati sicuramente Angelo e Napoleone Cera, il primo ex deputato Udc e il secondo attualmente consigliere regionale a sostegno di Emiliano. Padre e figlio hanno fatto capolino nella sala di Forza Italia alla presentazione di Fitto, insieme come erano stati costretti agli arresti domiciliari – poi revocati – per tentata concussione e coinvolti in un altro filone d’inchiesta che li vede accusati di pressioni sul governatore per la nomina di un commissario – mai avvenuta – in cambio dell’appoggio al candidato sindaco di San Severo, Francesco Miglio, poi eletto. Nel centrodestra già ci si chiede se troveranno posto nelle liste, così come i 108 epurati dalla Lega per aver contestato le scelte del leader. Un tema, quello delle candidature, che ha infuocato il confronto nel centrodestra subito dopo la scelta dei candidati governatore visto che la Lega ha già chiesto “rinnovamento”, “discontinuità”, facce nuove, non “da anni ’90” né “impresentabili”.