Mentre tutti i partiti (o quasi) sembrano unanimi nel voler cercare di porre rimedio allo stop al taglio dei vitalizi deciso dalla commissione contenziosa del Senato, chi difende la decisione è l’avvocato Maurizio Paniz, difensore di molti ex parlamentari. Il legale oggi, in una nota, ha criticato l’annuncio del M5s di fare ricorso e portare la questione in ufficio di presidenza: “La facoltà di impugnare la sentenza di primo grado”, ha detto, “spetta solo al Segretario generale del Senato, che ha l’obbligo di valutare i profili giuridici – e non quelli politici – del suo intervento: è indebito e non privo di rilevanza sotto il profilo dell’abuso d’ufficio, a tacere d’altro, il tentativo di esercitare pressioni attraverso il Consiglio di Presidenza del Senato, che ha già deliberato in modo giuridicamente improprio e che ha il dovere di rispettare le competenze altrui”.
Una posizione che però, oggi ha criticato lo stesso ministro degli Esteri M5s Luigi Di Maio chiedendo agli ex parlamentari di accettare i tagli in un momento così difficile per gli italiani. “Oggi, alla luce di una crisi senza precedenti che sta segnando la nostra vita”, ha scritto su Facebook l’ex capo politico M5s, “i rappresentanti delle istituzioni devono dare il buon esempio. E tra questi anche gli ex parlamentari. Pure loro dovrebbero avere la sensibilità politica e l’attaccamento alla propria Nazione. Mentre invece hanno dimostrato di essere solamente attaccati ai soldi. Peccato, perché hanno ancora una volta hanno ferito un Paese che per anni ha sofferto per le negligenze della politica e oggi subisce gli effetti del coronavirus”. In particolare Di Maio, ha citato “dichiarazioni e interviste di ex parlamentari che rivendicano il diritto, e la necessità, di riavere il vitalizio. C’è anche chi vorrebbe gli arretrati e magari pensa di chiedere gli interessi. Tra questi ci sono ex parlamentari che nella loro storia politica hanno più volte cambiato casacca, saltando da una parte all’altra con estrema semplicità. Ce ne sono alcuni che sono stati in parlamento per pochi giorni. Poi ci sono quelli che adesso con ‘soli 3000 euro al mese’ dicono di avere difficoltà economiche”. Quindi ha concluso: “Fare politica significa servire il proprio Paese, il proprio popolo. Nel corso degli anni invece c’è stato chi ha pensato solamente a guadagnare dalla politica“.