Il presidente egiziano concederà la grazia a più di 500 detenuti per decongestionare le carceri. L'organizzazione Amnesty international ha chiesto al presidente del Consiglio e al ministero degli Esteri di esercitare i "buoni rapporti più volte dichiarati col l'Egitto far sì che Zaky e gli altri prigionieri di coscienza beneficino di questo provvedimento"
Il presidente egiziano Al-Sisi concederà la grazia a 530 detenuti e Amnesty international si appella al premier Giuseppe Conte e al ministro degli Esteri Luigi Di Maio per chiedere il rilascio di Patrick Zaky, lo studente egiziano di 29 anni dell’Università di Bologna, arrestato all’arrivo al Cairo tra il 7 e l’8 febbraio e accusato di propaganda sovversiva su Facebook. “Un’opportunità unica anche per Alaa Abdel Fattah, icona della rivoluzione del 2011. Ma anche per l’avvocato Mahienour el-Masry, o Sanaa Seif, la sorella minore di Alaa Abdel Fattah, e tutti gli altri prigionieri di coscienza”, ha scritto in un tweet Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.
Nei prossimi giorni il presidente egiziano firmerà un provvedimento di grazia per 530 detenuti con l’obiettivo di decongestionare le carceri. Amnesty ha quindi chiesto al presidente del Consiglio e al ministero degli Esteri di esercitare i “loro buoni rapporti più volte dichiarati e ostentati col presidente egiziano Al Sisi per far sì che Patrick e gli altri prigionieri di coscienza beneficino di questo provvedimento”. L’Università di Bologna, che più volte si è schierata dalla parte del giovane ricercatore, ha rivolto la stessa domanda anche alla Commissione europea e a tutte le università del mondo “che come noi – ha detto il rettore bolognese Francesco Ubertini – hanno sottoscritto i principi della Magna Charta affinché si uniscano all’Alma Mater e facciano sentire la propria voce. È l’occasione per mettere fine a questa assurda vicenda e poter restituire Patrick alla sua vita e ai suoi studi”.
Dopo l’arresto, Zaky è stato trasferito tre volte da una struttura detentiva all’altra ed è stato oggetto di continui rinnovi della custodia cautelare, di 15 giorni in 15 giorni. La famiglia non lo vede da inizio marzo e dopo diverse udienze (l’ultima il 17 giugno) che si sono svolte senza presenza né del ricercatore né dei suoi legali. Al momento il giovane, che soffre di asma, è detenuto nel maxi-complesso carcerario di Tora al Cairo dove sarebbero stati accertati, secondo attivisti, casi di coronavirus.